Mercato Immobiliare: l’era della mediocrità
Con
la pubblicazionead opera dell’Agenzia delle Entrate della
consueta Nota Trimestrale sull’andamento del mercato immobiliare che
trovate pubblicata a questo link viene definitivamente confermato l’avvio dell’Era della Mediocrità.
Nonostante gli abituali proclami su una
ripresa prossima ventura o quantomeno sulla fine del periodo di calo del
settore è di tutta evidenza che il comparto del mattone ha smesso di
rappresentare un valido capisaldo dell’economia nazionale e domestica
per ritrovarsi inesorabilmente a giocare oggi un ruolo di comprimario
nelle faccende industriali e finanziarie e domani chissà, forse potrebbe
diventare anche una semplice comparsa.
L’emorragia di investimenti che
aveva investito il settore edile/immobiliare aveva già ampiamente e
lungamente preannunciato che sia dall’estero che in casa si stava
rapidamente rinunciando a cercare interesse su un asset che giorno dopo
giorno si è rivelato essere sempre più fuori linea rispetto ai nuovi
fondamentali economici e sociali del nostro paese e del tutto privo di
proposte, programmi o anche semplici idee atte a rinnovarne la
struttura, l’offerta e l’appetibilità.
Anzi, esattamente al contrario, c’è stato
e c’è un impacciato balletto di rinvii, rinunce, passamano e
sospensioni che con la complicità di un apparato mediatico tuttora
asservito o sponsorizzato dagli ex poteri forti cerca di sviare
l’attenzione su presunti colpevoli della crisi che spaziano dalla
ingiusta tassazione alle scelte politiche sbagliate alla carenza di
mutui da parte delle banche. E’ ovvio che fintantochè si formulerà il
futuro del mercato immobiliare basandosi su quello che si
vede attraverso lo specchietto retrovisore degli anni d’oro tra bolle di
cemento e gonfiamento di debiti pubblici e privati sarà dura riuscire a
tracciare un programma serio che tenga conto della attuale realtà
ipertrofica che mostra tutti i principali (e non solo) attori in gioco
affannarsi a fuggire dal mattone piuttosto che ad accumularlo.
Ne sono tristi evidenze le difficoltà a
liquidare i fondi immobiliari la cui scadenza viene procrastinata oltre
l’inverosimile con sommo detrimento dei sottoscrittori, ne sono
testimonianza le banche, gli enti ed i grandi gruppi finanziari ed
industriali da anni alle prese con le dismissioni che passano dalla
creazione di un “veicolo” finanziario all’altro nel tentivo di mantenere
a bilancio delle quotazioni che hanno semplicemente del ridicolo fino a
disperato tentativo estremo di disfarsi delle case in eccesso scendendo
direttamente in campo con strutture di vendita proprie.
Il tutto nell’attesa di una riforma del
catasto che non arriverà mai a compimento e che ha già dimostrato essere
solo l’ennesimo poltronificio per progetti senza un traguardo ed una
scadenza.
Chi dovrebbe comprare immobili in
questo panorama composto prevalentemente da venditori che negli anni
scorsi si sono pervicacemente sbilanciati nel fu investimento per
eccellenza, chi e con che soldi?
Con queste premesse, anzi, dovrei meglio
dire con queste conferme (e ne sono state passate rapidamente in
rassegna solo alcune) risulta chiaro come l’andamento reale delle
compravendite non può che essere piatto sugli attuali livelli e non
bisogna ignorare che potrebbe anche essere peggio se non ci fossero già
stati in questi ultimi anni degli importanti cali nei prezzi delle case e
nei tassi dei mutui che hanno consentito l’accesso all’acquisto a chi
prima non poteva permetterselo o a chi, invogliato dall’apparente
convenienza, ha ceduto alla tentazione.
Nel grafico che segue che gli assidui
lettori già conoscono viene sciorinato l’andamento delle compravendite
suddiviso per trimestri in maniera la parallelizzare lo sviluppo periodo
per periodo.
Come già anticipato si può notare
facilmente che le linee di tendenza dopo aver affrontato un periodo di
consistenti cali a partire dal 2007, si sia ben avviato verso una sorta
di “atterraggio” morbido sugli attuali livelli cui fanno da resistenza
superiore i valori dell’anno 2012. A mio parere solo quando avremo
decisamente superato i valori del 2012 in tutti e quattro i trimestri
potremo essere legittimati a parlare di inizio del nuovo ciclo, fino ad
allora (e potrebbero volerci anni) bisognerà definire questo frangente
come lateralizzazione dell’Era della Mediocrità. Ne consola sapere che
questo trimestre piuttosto che l’altro “il mercato ha performato meglio”
in città oppure in provincia, in centro o in periferia, sul nuovo o sul
vecchio, al nord piuttosto che al sud, tutte magre considerazioni che
si infrangono desolatamente sulle colline discendenti delineate dalle
linee dei grafici poichè a ben guardare si scopre che parallelizzando
gli andamenti suddivisi per zona o tipologia la musica non cambia.
Nell’immagine che segue vengono ripresi gli stessi dati trimestrali di prima ma esposti in veste grafica diversa.
Nel rettangono evidenziato in rosso il
primo trimestre 2015 va a collocarsi in fila con valori equivalenti con i
suoi “fratellini” del 2013 e 2014 ed apre la strada a facili ipotesi di
consistenza sui prossimi trimestri, salvo clamorose novità.
Sta a voi lettori, aspiranti compratori e venditori, decidere qual’e il momento giusto per voi per
entrare od uscire dal mercato, la scelta non può che essere individuale
e dettata da tante variabili soggettive non necessariamente tutte di
natura economica. Per me è chiaro che finora la scelta di coloro che
hanno deciso di non comprare si è rivelata azzeccata dal punto di visto
puramente economico e che le prospettive di ulteriori cali lasciano
presagire che potrà continuare ad esserlo anche per i prossimi
trimestri.