sabato 31 dicembre 2016

Capodanno, il brindisi è chic

buon anno

 

Pronti a festeggiare l’arrivo del 2017? Per chi preferisce salutare l’anno vecchio in casa insieme a familiari e amici l’ideale è accoglierli in un ambiente luminoso e festoso. La parola d’ordine, quindi, è brillare anche sulla tavola delle feste.
È la cura nei particolari a fare la differenza e in occasione del Capodanno occorre avere un occhio di riguardo per il momento clou della serata: il brindisi di mezzanotte. Nella gallery gli accessori per un perfetto cin cin.

Nella foto di apertura la collezione Prosecco di Lsa International

Un articolo di brindisi, capodanno, home décor, tavola scritto da Valentina Ferlazzo il 28 dicembre 2016

venerdì 30 dicembre 2016

Mutui: cosa cambierà nel 2017?

 

Anno nuovo regole nuove per i mutui legati alla casa? Un po’ sì e un po’ no. A fare il punto della situazione su quelli che saranno i principali cambiamenti legati al mondo dei finanziamenti per l’acquisto (o ristrutturazione) della casa è ancora una volta il duo di portali di confronto specializzati Facile.it e Mutui.it che dopo aver creato un breve vademecum, di cui vi abbiamo parlato qualche giorno fa, relativo ai bonus confermati nella legge finanziaria 2017, ora hanno ripreso le redini del discorso per mettere in fila quelli che sono i principali cambiamenti che i mutuatari (o aspiranti tali) si troveranno ad affrontare nel 2017.

Floriana Liuni, l’autrice del blog Mutuando in cui è stato affrontato l’argomento, come prima cosa parla dell’attesa entrata in vigore di tutte le norme che sono contenute nel famoso decreto legislativo numero 72 del 2016 e relativo agli obblighi di trasparenza verso la clientela cui sono tenute banche e finanziarie.

Alla stipula del mutuo i firmatari devono obbligatoriamente ricevere il cosiddetto PIES, ovvero il Prospetto Informativo Europeo Standard, un documento che riassume in maniera chiara tutte le clausole legate alla pratica che si sta sottoscrivendo; senza di esso, che consente anche una maggiore facilità di confronto delle offerte che sono presenti sul mercato, il contratto di mutuo non è valido e può essere impugnato.

Altro aspetto importante sottolineato dalla Liuni è quello legato ai tassi di interesse; come si dice in questi casi, non è sempre Natale e se fino ad oggi i mutui hanno beneficiato dei tassi di interesse più bassi di sempre, sia pure di poco è facile prevedere che questi torneranno a salire; indipendentemente dal fatto che la loro indicizzazione sia legata all’Eurirs o all’Euribor. Chi ha un mutuo a tasso variabile, quindi, pagherà un pochino di più; chi vuole sottoscriverne uno a tasso fisso…si affretti; a breve i vantaggi saranno inferiori.

Termovalvole: ci sono ancora sei mesi di tempo

 

Possono tirare un sospiro di sollievo i condomini che non erano ancora riusciti ad adeguare l’impianto di riscaldamento centralizzato alle nuove norme per l’efficienza energetica: per le termovalvole e i contabilizzatori di calore, infatti, ci sarà tempo fino al 30 giugno 2017, grazie allo slittamento del termine previsto per il 31 dicembre 2016. La novità è contenuta nel decreto Milleproroghe ed è stata formalizzata proprio in questi giorni alla luce delle numerose difficoltà segnalate dalle associazioni di categoria.

La legge che prevedeva l’obbligo di installazione delle termovalvole era stata emanata a fine luglio, soltanto un mese e mezzo prima che si accendessero i caloriferi in molte città italiane. Tempi così stretti avevano impedito a circa il 20-30% dei condomini coinvolti nella riforma di deliberare a favore dei lavori di adeguamento. La responsabilità, in caso di controlli e di verifiche di inadeguatezza, sarebbe ricaduta sui proprietari con multe fino a 2.500 euro ad appartamento o addirittura la sospensione del servizio di riscaldamento.

Spostando la scadenza del termine entro cui bisognerà rispondere ai nuovi requisiti, imposti fra l’altro da una direttiva europea per l’efficienza energetica, si sta dando modo a tutti i condomini di adeguarsi e correre ai ripari. I controlli della pre-accensione 2017, effettuati da specialisti certificati, saranno inviati alle Regioni come rapporti di verifica dei requisiti. Inoltre, da quando la nuova norma entrerà in vigore, saranno effettuati dei controlli a campione su tutto il territorio.

Al di là di possibili more o tagli al riscaldamento, è bene ricordare come le termovalvole comportino notevoli vantaggi e di quanto l’investimento iniziale valga la spesa: il risparmio per ogni abitazione è stimato all’incirca sul 30%, ovviamente in base all’uso dei caloriferi a cui si è abituati; senza dimenticare quanti benefici comporterà per l’ambiente tagliare gli abusi energetici.

Nel 2016 mutui mai così convenienti, ma instabilità e sofferenze rovinano la festa del credito

 

Il 2016 sarà ricordato come l'anno in cui la domanda di nuovi mutui ha raggiunto i livelli pre-crisi, con erogazioni in netta salita rispetto a un periodo nero che sembra ormai alle spalle. Proseguono le politiche di Qe e di tassi al minimo della Banca centrale europea che spingono gli istituti a iniettare liquidità sul mercato, istituti che si fanno ormai la guerra a suon di offerte. Ma a gustare la festa sono le sofferenze bancarie, che raggiungono livelli da record e la forte instabilità del sistema creditizio nonostante numerosi piani del governo per sostenerlo. Senza dimenticare le nuove misure introdotte dal governo che rivoluzionano il rapporto tra mutuatario e banche.

Ritorna la voglia di casa

Nel 2016 si assiste a un progressivo ritorno verso i livelli pre crisi per quanto riguarda la domanda di finanziamento per l'acquisto di una nuova casa. Sebbene rimanga ancora un piccolo gap da colmare rispetto al biennio 2009-2010, anche l'importo richiesto inverte il trend di costante contrazione che per lungo tempo aveva caratterizzato l'intero comparto. Nei primi 11 mesi del 2016 si registra infatti pari a +12,7% rispetto al pari periodo del 2015. 

Di pari passo con la domanda, vanno le erogazioni di nuovi prestiti per la casa. Secondo l'analisi di del 41° Osservatorio sul Credito al Dettaglio curato da Assofin, Crif e Prometeia, nei primi nove mesi dell'anno cresce del 34% in termini annuali, la componente dei mutui immobiliari legata all'acquisto di una nuova casa, mentre si assiste a una riduzione della surroga. La rischiosità dei mutui immobiliari ha proseguito il lento, ma progressivo calo iniziato ormai da diversi trimestri e a settembre 2016 il tasso di default si colloca all’1.4%, sfiorando il livello che si osservava nel periodo pre-crisi.

I mutui sono vantaggiosi...ma non per tutti

Euribor e IRS ai loro valori minimi storici assieme a politiche commerciali aggressive da parte dei principali Istituti di credito continuano a creare  condizioni ottimali per privati e famiglie che intendono sottoscrivere un nuovo finanziamento per l’acquisto della casa.  Continua anche la politica di tassi bassi e di acquisto di titoli da parte della Bce (il cosiddetto Quantitative easing prorogato fino a marzo 2017) che spinge le banche ad iniettare nuova liquidità sul mercato.

La scelta del 75% dei nuovi mututari oggi è il tasso fisso. Sebbene il tasso variabile più conveniente sia addirittura inferiore all'1%, oggi è possibile contrattare uno fisso per poco meno del 2%. Una differenza che i nuovi mutuatari sembrano accettare senza troppi problemi con la certezza di poter congelare un tasso nominale così basso per i prossimi venti o trent'anni.

Ma non tutti possono accedere a un finanziamento con condizioni estremamente vantaggiose. La sicurezza economica - quindi possedere un lavoro fisso - è tra gli elementi fondamentali richiesti dagli istituti di credito per erogare un finanziamento. La generazione del jobs act spesso si deve accontentare di loan to value che non superano il 50% dell'importo richiesto. Il rapporto tra finanziamento erogato e valore dell'immobile è in aumento, ma non raggiunge i livelli pre-crisi. Mentre sono ancora tantissime le persone che fanno ricorso al fondo di solidarietà per la sospensione delle rate. 

Nuove norme per il mercato del credito

Dopo mesi di inteso dibattito, entra in vigore il 1º novembre decreto legislativo 72/2016, il cosiddetto “decreto mutui”, che recepisce la direttiva 2014/17/Ue e contiene le nuove regole relative ai mutui. La norma più controversa è quella che riguarda la possibilità per le banche e i mutuatari di pattare nei nuovi contratti l'inserimento di una clausola che permette agli istituti di rientrare in possesso dell'immobile, senza passare dal tribunale, in caso di inadempienza prolungata.

Ma quest'anno vengono approvate anche nuove norme per rendere più chiare, comprensibili e non ingannevoli, le informazioni per chi vuol accendere un mutuo. Si tratta del decreto del 29 settembre 2016, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n.241 del 14 ottobre, emanato dal Comitato interministeriale per il credito e il risparmio.  Anche considerando le numerose spese accessorie che si devono considerare nel momento in cui si vuol chiedere un prestito.

L'incubo sofferenze bancarie

Steve Eisman, il finanziere di Wall Street che nel 2007 è stato tra i pochi a prevedere quello che sarebbe successo in seguito alla concessione dei mutui subprime, ritiene che la prossima crisi in Europa verrà proprio dalle banche italiane. Questo perché gli istituti di credito del Belpaese sono pieni di crediti deteriorati, i cosiddetti Non performing loans (Npl), causati da finanziamenti concessi dalle banche a famiglie e imprese finite male. Non a caso, secondo uno studio della CGIA la filiera immobiliare ha in essere 64,8 miliardi di euro di crediti problematici su un totale di 156,8 miliardi generati dalle imprese. Un numero che si è triplicato negli ultimi cinque anni. 

Nononstante le misure messe in atto dal governo per smaltire questo enorme ammontare di sofferenze e per ridare stabilità al sistema bancario, la situazione del comparto creditizio non è delle migliori. Non a caso, davanti al fallimento del piano di aumento di capitale di Mps interviene nuovamente l'esecutivo con un piano salva banche che prevede una deroga di 20 miliardi al pareggio di bilancio per mettere a salvo i risparmiatori dal temuto bail in. 

Case, mercato a due velocità nel 2016: su le compravendite, ma prezzi calano del 3,9%

 

Il 2016 è stato ancora un anno all’insegna della contrazione dei valori delle case di seconda mano in Italia, dove i prezzi sono calati del 3,9%, attestandosi a 1.896 euro/m², dopo l’ulteriore riduzione dell’1,2% registrata nell’ultimo trimestre.

In un anno segnato dal dinamismo delle compravendite, con la domanda di nuovi mutui a livelli pre-crisi, si può parlare di una ripresa zoppa, perchè i prezzi non sono ripartiti, anzi sono andati peggio delle attese.

Secondo Vincenzo De Tommaso, dell’ufficio studi di idealista: “il 2017 nasce all’insegna di un forte interesse da parte degli acquirenti, ma le condizioni selettive di accesso ai mutui e la precarizzazione del mercato del lavoro potrebbero dirottare un numero sempre maggiore di potenziali compratori sull’affitto. Per questo ci aspettiamo una moderata risalita dei prezzi in un anno che potrebbe rappresentare una sorta di ribaltamento del mercato caratterizzato da un nuovo dinamismo in cui il protagonista è l’affitto”.

Regioni
Nell’anno appena trascorso i delle abitazioni sono scesi in tutte le regioni italiane a eccezione della Valle d’Aosta (2,3%). Stabili Basilicata e Trentino Alto Adige, le macroaree più penalizzate sono Umbria (-10,5%), Piemonte (-6,8%) e Puglia (-6,6%). In un quadro tendenziale decisamente ribassista altre 5 regioni hanno segnato cali superiori al 4 per cento, dalla Lombardia (-6,4%) alla Calabria (-4,2%), passando in rassegna Campania (-6,1%), Molise (-5,6%) e Veneto (-5,3%).

A livello di prezzi di mercato, la Liguria (2.692 euro/m²) è sempre la regione più cara, seguita dal Lazio (2.563 euro/m²) e dalla Valle d’Aosta (2.520 euro/m²).
La regione più economica è la Calabria con 935 euro al metro quadro.

Province
L’80% dei mercati provinciali hanno chiuso il 2016 all’insegna del calo dei valori.
50 sono le aree che registrano ribassi superiori alla media del periodo con
punte del 13,4% in provincia Terni, che precede Vercelli (-12%) e Viterbo (-11,5%) nella graduatoria delle zone soggette a maggiori svalutazioni. All’opposto, Gorizia (7,3%) e Massa-Carrara (7,2%) spiccano per le performance migliori del periodo.  

Nel ranking delle province Savona (3.343 euro/m²) è sempre la più cara e precede Bolzano (3.075 euro/m²) e Imperia (2.831 euro/m²). Scendono da 14 a 12 le aree provinciali dove i prezzi non superano i mille euro al metro quadro, con Biella fanalino di coda con soli 682 euro/m² per chi vuole affrontare l’acquisto di una casa.

Città
Il trend negativo dei prezzi si estende a 87 capoluoghi su 103 monitorati da idealista. Dopo i segnali di recupero fatti registrare nella prima metà dell’anno, chiudono in terreno negativo tutti i principali mercati - Roma (-3%), Milano (-2,8%), Napoli (-1%) -, le sole Firenze (0,7%) e Bologna (1,8%) segnano un timido rialzo. Nel complesso le città maggiori mostrano una tenuta migliore degli altri centri, anche se ribassi di notevole entità interessano anche Bari (-10,5%), Genova (-8,9%), Torino (-8,2%) e Palermo (-6,5%),

Tra gli altri capoluoghi spiccano i cali a due cifre di 11 centri: Carbonia (-16,5%) è la più penalizzata dalla caduta delle quotazioni, seguita in graduatoria da Terni
(-14%) e Viterbo (-13,6%). All’opposto, le performance migliori spettano a Bergamo (6,7%) e Pavia (6,4%).

Il ranking delle città più care vede primeggiare Venezia (4.403 euro/m²), che precede Firenze (3.417 euro/m²) e Milano (3.391 euro/m²). Nella parte bassa della tavola Alessandria (847 euro/m²), Caltanissetta (817 euro/m²) e infine Biella, la città italiana dove comprare casa costa meno, con solo 719 euro al metro quadro.

L’indice dei prezzi degli immobili di idealista
Il portale immobiliare idealista è attualmente una delle pagine web più utilizzate in Italia da privati e professionisti immobiliari per la vendita, l’acquisto e l’affitto di immobili. Con una base dati di oltre 1 milione di immobili l’ufficio studi idealista realizza analisi e studi relative al prezzo delle abitazioni nel nostro Paese dal 2007.

Per la realizzazione di quest’indice sono stati analizzati i dati di 359.848 annunci immobiliari pubblicati su idealista tra il 23 dicembre del 2015 e il 24 dicembre del 2016; questi immobili hanno superato il controllo di qualità basato su informazioni come prezzo, dimensione, distribuzione e non duplicazione.

Per permettere una sufficiente standardizzazione dei risultati sono analizzati soltanto i comuni che hanno mantenuto una media costante di 50 o più annunci di case di seconda mano in vendita, nel corso del periodo di studio. I comuni che non hanno raggiunto questa media sono stati esclusi dal campione di analisi, al pari di quelli che hanno registrato una variazione di più del 30% del numero di annunci nel periodo dato.

Il mercato dagli affitti brilla grazie alla cedolare secca

 

Pubblicando il documento sulle entrate tributarie del 2015, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha fatto sapere che la cedolare secca sugli affitti ha registrato un gettito pari 2.012 milioni di euro (+17,9%), incremento indotto anche da un aumento delle frequenze dei contributi versati che mostra un maggiore utilizzo di questo regime di tassazione nei contratti di locazione immobiliare. E la cedolare secca associata al canone concordato hanno dato respiro al comparto degli affitti.

Parlando di locazione, però, non si può non accendere i riflettori sulla firma, dopo 13 anni, della nuova Convenzione nazionale sui contratti di locazione. L’accordo è stato raggiunto al Mit tra le maggiori associazioni nazionali di proprietari e inquilini, per individuare i criteri base per la determinazione dei canoni di affitto nella contrattazione territoriale.

Tornando alla cedolare secca, la Commissione Finanze della Camera ha approvato una risoluzione che prevede l’estensione del regime agevolato della cedolare secca anche per le locazioni a uso non abitativo. E sempre sul fronte della cedolare secca, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che, anche se la registrazione di un contratto di affitto avviene dopo i 30 giorni dalla data della stipula, il locatore può comunque esercitare l’opzione per la cedolare secca.

Per quanto riguarda il canone concordato, con quote vicine al 100% sono Grosseto, Bolzano, Asti e Forlì le città italiane dove si ricorre maggiormente ai contratti di locazione con canone concordato. Secondo un’analisi del franchising Solo Affitti, con una percentuale del 53,5%, è stato il contratto preferito tra i nuovi stipulati nel nostro Paese nel 2015. Un’indagine, poi, condotta da  Milano Abitare e idealista sugli affitti a canone concordato ha evidenziato che i milanesi conoscono il canone concordato, ma a utilizzarlo sono ancora in pochi.

Le regole da conoscere

Ma quando si parla di affitto, è molto importante – tanto per proprietario quanto per inquilino – sapersi tutelare. Avere le idee chiare sulla cauzione, su quando può essere trattenuta e sugli interessi. Bisogna sapere poi come è regolata la disdetta e conoscere le regole dei contratti di affitto online.

I diversi contratti di affitto

Il mercato delle locazioni è vasto e comprende anche i cosiddetti affitti brevi. Ma come funziona la locazione turistica? Per non sbagliare è importante sapere cosa differenzia la locazione turistica da quella abitativa.

Ma non ci sono solo gli affitti brevi. Molteplici sono, infatti, le formule contrattuali previste dalla legge: dal contratto libero a quello per studenti.

Quanto pagano gli italiani per l'affitto e per la rata del mutuo?

Secondo i dati dell'annuario statistico dell'Istat relativo al 2015, il 18,0 per cento delle famiglie paga un affitto per l’abitazione in cui vive. La spesa media effettiva per l’affitto è pari a 430,56 euro a livello nazionale e sale a 506,55 euro mensili nel Nord-ovest, la ripartizione dove si paga di più. Poco più di 3,2 milioni di famiglie (il 17,7 per cento di quelle che vivono in abitazioni di proprietà) pagano un mutuo.

La fotografia dell'affitto in Italia

Se il 18% delle famiglie paga un affitto per la casa in cui vive, la percentuale è più bassa nelle Isole (10,8 per cento), dove è circa la metà rispetto a quelle del Nord-ovest e del Sud (entrambe intorno al 20 per cento).  L’esborso è molto più contenuto nelle Isole, 260,77 euro, circa la metà rispetto al Nord-ovest. Le famiglie affittuarie sono inoltre più diffuse nelle città metropolitane (25,5 per cento, rispetto al 20,1 per cento dei comuni periferia delle aree metropolitane e di quelli con almeno 50 mila abitanti e al 14,6 per cento degli altri comuni fino a 50 mila abitanti), dove mediamente si paga un affitto pari a 476,67 euro mensili, circa 80 euro in più rispetto alla media osservata nei comuni fino a 50 mila abitanti che non fanno parte delle aree metropolitane.

Chi paga le rate del mutuo

Poco più di 3,2 milioni di famiglie (il 17,7 per cento di quelle che vivono in abitazioni di proprietà) pagano un mutuo. La rata media mensile è di 586,41 euro, con una variabilità sul territorio che va dai 619 euro del Centro ai 497 delle Isole; nelle città metropolitane si raggiungono i 636 euro mensili.

Fra le altre spese per utenze e servizi dell’abitazione, ad incidere maggiormente sulla spesa totale è la bolletta per il gas e altri combustibili, per la quale le famiglie spendono in media 66,99 euro al mese, con valori superiori agli 81 euro nel Nord, assorbiti in larga parte dalla voce relativa al riscaldamento. La seconda voce per peso sulle spese per utenze e servizi dell’abitazione è quella per l’energia elettrica (con una media di 47,87 euro) che registra il suo valore massimo nelle Isole. La bolletta relativa alla raccolta dei rifiuti è pari, in media nazionale, a poco meno di 20 euro mensili.

venerdì 23 dicembre 2016

giovedì 22 dicembre 2016

Imu e Tasi, le sanzioni per il ritardato pagamento

 

Il 16 dicembre è scaduto il termine per il pagamento del saldo Imu e Tasi per il 2016. Chi non ha corrisposto l'importo dovuto, puo' ancora farlo versando la sanzioni e gli interessi dovuti.

Chi non ha effettuato il versamento delle imposte secondo i termini previsi ha la possibilità di aggiustare entro un anno la propria posizione fiscale ricorrendo allo strumento del ravvedimento operoso.

Imu e tasi ravvedimento operoso

Lo strumento del ravvedimento operoso prevede il pagamento oltre che della somma dovuta anche di sanzioni e interessi, che dipenderanno dal ritardo con cui verranno versati gli importi. In particolare ci sono quattro diversi tipi di ravvedimento.

Ravvedimento sprint - per un ritardo fino a 14 giorni si calcola una sanzione pari allo 0,2% al giorno fino a un massimo del 2,8% per 14 giorni di ritardo più gli interessi (dal 1º gennaio 2015 il tasso di interesse annuo è stato fissato allo 0,5%).

Ravvedimento breve - per un ritardo dal 15º fino al 30º giorno, la sanzione da applicare sarà pari al 3% più gli interessi da calcolare (aliquota dello 0,5% annuo).

Ravvedimento medio - si applica dopo il 30º giorno e fino al 90º e prevede una sanzione fissa del 3,33% dell'importo da versare più gli interessi giornalieri calcolati sul tasso di riferimento annuale.

Ravvedimento lungo - ritardo dal 31º giorno fino a un anno. La sanzione è del 3,75% più gli interessi, da calcolarsi al saggio legale annuo dello 0,5%.

Plafond Casa: mutui agevolati per l’acquisto e la ristrutturazioneA

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partire dal 7 gennaio 2014 è operativa la convenzione siglata lo scorso novembre tra Cassa Depositi e Prestiti e Abi per l’istituzione del Plafond Casa: il nuovo strumento finanziario che ha l’obiettivo di incrementare l’erogazione di mutui agevolati per l’acquisto dell’abitazione principale e per la ristrutturazione e accrescimento del risparmio energetico della propria casa .

Attraverso uno stanziamento di 2 miliardi da parte della CDP, le banche che aderiranno all’iniziativa potranno elargire tassi agevolati per l’apertura di un mutuo. Con un limite di 150 milioni di euro per ciascuna banca, il Plafond Casa prevede tre tipologie di mutuo erogabile con diversi importi limite: possono rientrare nell’iniziativa i mutui di importo fino a 250 mila euro nel caso la finalità sia l’acquisto di una abitazione principale senza interventi di ristrutturazione, fino a 100 mila euro quelli destinati ai soli interventi di ristrutturazione con accrescimento dell’efficienza energetica, mentre il tetto massimo arriva a 300 mila euro per i mutui che oltre all’acquisto della prima casa comprendono anche la ristrutturazione e accrescimento energetico dell’immobile in questione. I mutui erogati utilizzando i fondi messi a disposizione dal Plafond Casa potranno avere una durata di 10, 20 o 30 anni.

Il Plafond Casa è destinato a tutti i cittadini, anche se verrà data priorità alle giovani coppie, alle famiglie numerose e alle famiglie con a almeno una persona disabile.

Per conoscere le particolari condizioni economiche riservate ai mutuatari dal Plafond Casa, alle banche che aderiscono all’iniziativa e tutte le caratteristiche dei finanziamenti agevolati visitate la pagina dedicata al Plafond CASA presente sul sito della Cassa Depositi e Prestiti.

Comprare casa senza anticipo con il fondo garanzia mutui prima casa

 

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Vuoi acquistare un’abitazione ma non hai i requisiti per richiedere il mutuo? Hai un contratto di lavoro atipico che non ti consente di offrire garanzie? Vuoi comprare casa senza anticipo? Uno strumento che ti mette a disposizione lo stato è il fondo garanzia mutui prima casa, che ti permette di ottenere un finanziamento per l’acquisto di un immobile da destinare ad abitazione principale. Vediamo a quali condizioni è possibile accedervi

Fondo garanzia prima casa: come funziona

Il Fondo garanzia mutui prima casa è stato istituito dalla legge 147 del 2013 presso il MEF – Ministero dell’economia e delle finanze e viene gestito da Consap Spa. L’adesione al fondo da parte degli istituti di credito è regolata dal protocollo d’intesa stipulato tra MEF e Abi – Associazione bancaria italiana, l’8 settembre 2014.

Il fondo ammonta a 670 milioni di euro per il triennio 2014-2016. Consente di ottenere garanzie statali per un importo fino al 50% del mutuo per l’acquisto della prima casa o la ristrutturazione dell’abitazione principale con accrescimento dell’efficienza energetica. Per ottenere l’accesso al fondo è necessario rispettare i seguenti requisiti:

  • il mutuo non può essere superiore a 250.000 euro
  • deve essere richiesto per l’abitazione principale
  • l’immobile non deve essere di lusso, ossia classificabile nelle categorie catastali A1, A8 e A9
  • non possedere altre abitazioni, salvo quelle ereditate per successione a causa morte, anche in comunione con altro successore, e concesse in comodato d’uso a titolo gratuito a genitori o fratelli

Per i mutuo garantiti dallo stato attraverso il fondo l’unica garanzia richiesta dalla banca è l’ipoteca sull’immobile, mentre non sono previste altre garanzie non assicurative.

Comprare casa senza anticipo con un mutuo 100%

Un problema che affligge giovani precari e famiglie è riuscire a comprare casa senza soldi da parte, quindi senza versare alcun anticipo, richiedendo un mutuo pari al 100% del valore dell’immobile.
Come riportato dall’Abi la Banca d’Italia ha chiarito che la garanzia del fondo può coprire fino al 100% del valore della casa. Si tratta dunque di uno strumento di sicuro interesse per chi, non potendo contare su un contratto di lavoro stabile o un aiuto dai genitori, ha difficoltà a versare un acconto per l’acquisto della casa.

Come si accede al Fondo garanzia mutui prima casa

L’accesso al fondo non è legato a limiti di reddito: chiunque può presentare domanda. Tuttavia, nella concessione delle garanzie viene data priorità a:

  • giovani coppie: nuclei familiari costituiti da almeno due anni, coniugati o conviventi more uxorio, in cui almeno uno dei componenti abbia età inferiore ai 35 anni
  • nuclei monogenitoriali con figli minori: madri o padri soli, separati, divorziati o vedovi con almeno un figlio convivente minore
  • giovani di età inferiore ai 35 anni titolari di un contratto di lavoro atipico
  • assegnatari di case popolari

Tali categorie di mutuatari hanno diritto a un tasso calmierato che non può superare il tasso effettivo globale medio sui mutui pubblicato trimestralmente dal MEF.

Per richiedere l’accesso al fondo è necessario presentare alla banca o intermediario finanziario a cui si richiede il mutuo prima casa il modulo scaricabile sul sito dell’Abi, dove andranno indicati:

  • Dati personali di chi richiede il mutuo prima casa
  • Possesso dei requisiti necessari per l’accesso al fondo
  • Riferimenti dell’immobile che si intende acquistare: città, provincia, via, numero civico, edificio, scala, interno

L’elenco delle banche e degli intermediari aderenti è consultabile sul sito di Consap

Fondo garanzia prima casa: uno strumento soprattutto per i giovani

Tra febbraio 2015 e marzo 2016 secondo l’Abi sono state presentate richieste di accesso al Fondo garanzia mutui prima casa per 808 milioni di euro, di cui 531 milioni già erogati o in attesa di essere concessi. Il 58% dei mutui è stato concesso a giovani di età inferiore ai 35 anni.
Anche l’adesione delle banche è cresciuta in modo notevole: da 62 istituiti presenti nel febbraio 2015 a 450 nel marzo 2016, con una presenza maggiore in Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Sicilia e Lazio.

lunedì 12 dicembre 2016

Imu e tasi immobili strumentali: il 16 dicembre stangata da 5 miliardi16 dicembre, termine ultimo per il pagamento della seconda rata di Imu e Tasi.

Alla cassa saranno chiamati anche i proprietari di immobili strumentali che, secondo l'ultimo report della CGIA di Mestre, dovranno versare cinque miliardi di euro. I più "taratassati" saranno gli albergatori chiamati a pagare 6000 euro circa a immobile.

Dopo gli albergatori, i più vessati dalle tasse sulla casa saranno i proprietari dei grandi magazzini commerciali (categoria catastale d8), con poco più di 4000 euro, delle grandi industrie (d7) con poco più di 3220 euro, dei capannoni di minori dimensioni, (2000 euro) degli uffici e studi privati (1000). Per i negozi e i laboratori il saldo sarà uguale a 498 e 377 euro rispettivamente.

La CGIA di Mestre ha realizzato i calcoli utilizzando, per ciascuna tipologia di immobile strumentale, le aliquote medie risultanti dall'analisi delle delibere dei Comuni capoluogo di provincia pubblicate sul sito del Mef. 

Incremento fiscale in cinque anni

Secondo Paolo Zabeo, coordinatore dell'Ufficio Studi della CGIA: "dal 2011, ultimo anno in cui abbiamo pagato l’Ici, al 2016 l’incremento del carico fiscale sugli immobili ad uso produttivo e commerciale è stato spaventoso".

"Gli aumenti verificatisi negli ultimi anni per singola tipologia di immobile strumentale - ha detto Zabeo - sono stati molto pesanti. Dal 2011al 2016, l’incremento del carico fiscale al lordo del risparmio fiscale sugli uffici ha toccato il 145,5 per cento. Per i negozi l’aumento è stato del 140,9 per cento, per i laboratori artigianali del 109,7 per cento, mentre per gli alberghi, per i grandi magazzini commerciali e per i capannoni industriali il prelievo è quasi raddoppiato. 

Dalla CGIA, inoltre, si segnala che il prossimo 16 dicembre sarà una giornata di “passione” per milioni di imprenditori italiani. Oltre al pagamento della seconda rata dell’Imu e della Tasi, le imprese saranno chiamate a versare le ritenute Irpef e i contributi previdenziali dei dipendenti e dei collaboratori. Inoltre, coloro che hanno optato per il pagamento su base mensile dell’Iva dovranno versare all’erario quella riferita al mese di novembre. 

Imu e Tasi 2016 comodato d'uso: tutte le informazioni utili per la riduzione

 

Ormai mancano pochi giorni al pagamento della seconda rata dell'Imu e della Tasi 2016. Una delle novità della legge di Stabilità 2016 è stata l'introduzione, per le case concesse in comodato gratuito, di una riduzione del 50% della base imponibile di Imu e Tasi. Vediamo quali sono le condizioni per accedere dell'agevolazione.

Riduzione Imu comodato condizioni

Anche la circolare n.1/DF del 17 febbraio 2016 , oltre alla già citata legge di stabilità, ha definito i requisiti e i campi di applicazione della riduzione del 50% della base imponibile di Imu e Tasi.

  • può essere utilizzato dai proprietari di un solo imobile oppure di 2 immobili nello stesso comune uno dei quali deve essere necessariamente adibito ad abitazione principale. L'immobile o i due immobili devono essere ubicati nello stesso comune dove il proprietario ha la residenza e la dimora abituale.
  • per "immobile" è inteso un immobile ad uso abitativo
  • si considerano anche le pertinenze secondo i limiti previsti per l'abitazione principale (massimo tre pertinenze, una per ogni categoria catastale c2, c6 e c7)
  • il possesso di un'altra tipologia, come un terreno agricolo, un'area edificabile o un capannone non esclude la possibilità di usufruire della riduzione del 50%, purché gli immobili ad uso abitativo siano massimo 2, situati entrambi nel comune di residenza del proprietario e uno risulti essere la sua abitazione principale.
  • la riduzione si applica anche agli immobili storici, quindi nel caso di un immobile storico dato in comodato d'uso gratuito la base imponibile sarebbe ridotta al 25%.
  • il comodato si applica solo tra figli e genitori, non è valido tra parenti al di là del primo grado
  • Sono esclusi i comodati per le abitazioni di lusso (categorie catastali a1, a 8 e a9)
  • per beneficiare della riduzione della base imponibile, il propietario deve attestare il possesso dei requisiti al comune tramite apposita dichiarazione
  • il contratto di comodato deve essere necessariamente registato presso l'Agenzia delle Entrate. Non vale nessuna scrittura privata. Per ottenere l'agevolazione non vale la data della registrazione, ma la data della stipula dello stesso.

Tasi comodato gratuito 2016

Come specificato dal Mef, poiché la base imponibile della Tasi è la stessa dell'Imu, la riduzione vale anche ai fini Tasi. Per quanto riguarda la Tasi, il propiretario verserà l'imposta con riduzioe del 50% in base alla quota di ripartizione prevista dal Comune (dal 70% al 90%) mentre il comodatario con pagherà la Tasi perché per lui l'immobile è abitazione principale.

giovedì 8 dicembre 2016

Agevolazioni acquisto prima casa, come funziona la residenza dei coniugi

I requisiti necessari per poter sfruttare le agevolazioni per l’acquisto della prima casa sono la residenza nel Comune dove si acquista l’immobile agevolato (in mancanza, può essere trasferita entro 18 mesi dall'acquisto); il non possedere, neppure in comunione con il coniuge, altre abitazioni nello stesso Comune, a prescindere da come questi immobili siano stati acquisiti; il non possedere altre abitazioni su tutto il territorio nazionale acquistate con le agevolazioni prima casa. Ma i coniugi possono avere residenze diverse?

Cosa deve dichiarare l’acquirente

Come spiegato da La legge per tutti, la dichiarazione di voler stabilire la residenza nel Comune in cui è ubicato l’immobile acquistato deve essere resa dall’acquirente, a pena di decadenza, nell’atto di acquisto.

L’acquirente deve anche dichiarare di non essere titolare esclusivo o in comunione con il coniuge di diritti di proprietà, usufrutto, uso e abitazione di altra casa di abitazione nel territorio del Comune in cui è situato l’immobile da acquistare; di non essere titolare, neppure per quote, anche in regime di comunione legale su tutto il territorio nazionale dei diritti di proprietà, usufrutto, uso, abitazione e nuda proprietà su altra casa di abitazione acquistata dallo stesso soggetto o dal coniuge con le agevolazioni prima casa.

Possibili residenze diverse

In merito al quesito “entrambi i coniugi hanno l’obbligo di residenza nel Comune in cui è ubicata la prima casa?”, la risposta più frequente è quella secondo cui, per beneficiare dell’agevolazione prima casa non occorre necessariamente che entrambi i coniugi trasferiscano contemporaneamente la propria residenza nel Comune in cui è sito l’immobile, ben potendo gli stessi avere due residenze diverse (purché in Comuni diversi).

Residenza della famiglia, non dei singoli

In particolare, la Cassazione ha ritenuto di dover dar peso non alla residenza dei singoli coniugi bensì alla residenza della famiglia, “in tema di imposta di registro e di relativi benefici per l’acquisto della prima casa, il requisito della residenza va riferito alla famiglia, per cui ove l’immobile acquistato sia adibito a tale destinazione non rileva la diversa residenza di uno dei due coniugi che abbiano acquistato in regime di comunione, essendo essi tenuti non ad una comune sede anagrafica, ma alla coabitazione”.

Ammessa residenza diversa, ma l’altro coniuge deve risiedere in altro Comune

Ne consegue che sarebbe ammessa la possibilità che i coniugi abbiano residenze diverse, dato che rileva effettivamente la residenza della famiglia. E’ però essenziale che l’altro coniuge risieda comunque in un altro Comune, non potendo i coniugi beneficiare dell’agevolazione prima casa se sono titolari di altre abitazioni nel territorio dello stesso Comune.

La legge infatti richiede che, nell’atto di acquisto, l’acquirente dichiari di non essere titolare esclusivo o in comunione con il coniuge dei diritti di proprietà, usufrutto, uso e abitazione di altra casa di abitazione nel territorio del Comune in cui è situato l’immobile da acquistare.

Obbligo trasferimento residenza entro 18 mesi dall’acquisto

Qualora nessuno dei coniugi dovesse trasferire la residenza entro 18 mesi, il Fisco accerterebbe la decadenza dall’agevolazione prima casa, chiedendo la differenza tra l’imposta ordinaria e quella già pagata nonché le sanzioni nella misura del 30% di tale differenza

Successione e imposta ipotecaria e catastale, cosa dice la legge

L’Agenzia delle Entrate ha chiarito qual è l’ammontare dell’imposta ipotecaria e di quella catastale in caso di successione.

All’interno della rubrica “La Posta” di Fisco Oggi è stato posto il seguente quesito:

Dopo la morte di mia madre, ho ereditato la sua casa. A quanto ammonta l’importo delle imposte ipotecaria e catastale dovute?

L’Agenzia delle Entrate ha così risposto:

Quando nell’attivo ereditario sono presenti beni immobili e diritti reali immobiliari, gli eredi devono provvedere all’autoliquidazione e al versamento delle imposte ipotecaria e catastale, rispettivamente nella misura del 2% e dell’1% del valore degli immobili, con un versamento minimo di 200 euro per ciascuna imposta.

Tuttavia, se l’immobile caduto in successione è una casa di abitazione non di lusso e se almeno uno degli eredi possiede i requisiti per fruire del regime di favore “prima casa”, le imposte ipotecaria e catastale sono dovute nella misura fissa di 200 euro ciascuna (articolo 69, comma 3, legge 342/2000).

lunedì 5 dicembre 2016

Referendum costituzionale, vince il no: dalla politica al mercato immobiliare, cosa ci aspetta ora?

 

Oltre il 65% degli elettori è andato ieri alle urne per dire il suo "no" forte e chiaro alla riforma costituzionale di Matteo Renzi. Con il 59% dei no e appena il 40,9% dei si, il popolo italiano ha espresso quella che è, soprattutto, una bocciatura al governo del premier, che fin dall'inizio ha personalizzato l'accesa campagna elettorale per il referendum. Italia si è svegliata oggi senza un primo ministro - che dopo la cocente sconfitta ha annunciato le dimissioni - e con mille ipotesi sul tavolo. Mentre i mercati hanno salutato il risultato con una caduta dell'euro superiore a quella del post Brexit.

La bocciatura della riforma e di Renzi

La riforma della Carta Costituzionale, già approvata dal Parlamento e dalla stessa opposizione riunita nel fronte del no - puntava a cambiare oltre 40 articoli della nostra magna charta. L'idea era porre fine al cosiddetto "bicameralismo paritario", svuotando di fatto il Senato dello stesso potere legislativo della Camera dei Deputati. E superando il pasticciaccio del titolo V della Costituzione, che con la riforma del 2001, aveva creato una zona di limbo tra poteri dello Stato e delle regioni. Ma le riforme dovranno aspettare.

Le dimissioni di Renzi - già annunciate nella conferenza stampa di questa notte - saranno formalizzate con l'incontro tra il (quasi ex) premier e il presidente Sergio Mattarella. Quanto mai improbabile che Renzi possa accettare un secondo mandato, anche se in mano del Presidente c'è la possibilità - dopo un giro di consultazioni di chiedergli di ripresentarsi in Parlamento.

Due strade per l'Italia: elezioni o nuovo governo?

Nella crisi di governo che si è aperta sono due le ipotesi in mano al Presidente: sciogliere le Camere e indire nuove elezioni (una scelta fortemente voluta dal comitato del No, Cinque Stelle in primis), o scegliere un nuovo leader tra le file del Pd, che, continua ad avere la maggioranza in Parlamento. Ci sarebbe però da risolvere il nodo della legge elettorale, che dovrebbe essere approvata in tempo record dal Parlamento. 

La strada più facile da percorrere in questo momento - per placare le turbolenze dei mercati ed evitare di spingere Italia nel baratro di una crisi economica - sarebbe quella di un nuovo governo. Il toto premier vede in pole position il ministro dell'economia Padoan, figura che ha l'approvazione dei mercati e dell'Europa, ma forse considerato come troppo vicino al premier uscente. Un altro dei papibli è il presidente del Senato Pietro Grasso, forte di una lunga carrera come magistrato e di un rapporto solido con il presidente Mattarella. Senza dimenticare che nel momento della sua elezione ottenne l'appoggio dei Cinque Stelle.

Un'altra strada passerebbe per la scelta di una personalità al di sopra delle parti per traghettare l'Italia attraverso le turbolenze dei mercati e verso la scelta di un sistema elettorale. Non bisogna dimenticare infatti, che al momento ci sono due diverse leggi elettorali in vigore. Per la Camera c'è l'Italicum (che consente alla lista più votata di avere la maggioranza assoluta dei seggi), mentre per il Senato c'è il Conseltellum, (ovvero una legge elettorale proporzionale senza premio di maggioranza, ma con soglie di accesso del 2 o del 4%)

Le turbolenze dei mercati

Il risultato del referendum ha spinto verso il basso l'euro, scivolato ai minimi da venti mesi, un risultato peggiore del dopo Brexit. Ma la turbolenza è durata poco visto che la divisa unica ha recuperato terreno, raggiungendo quota 1,06 contro il dollaro. Sale anche lo spread tra Btp e Bunda ha registrato un'impennata, raggiungendo 170 punti base, mentre il rendimento del titolo decennale è tornato al 2%.

Nel mirino ci sono le banche, soprattutto il Monte dei Paschi di Siena, perché il periodo d'incertezza potrebbe spazzare via gli investitori costringendo ad attivare la clausola del "bail -in". Adesso gli occhi sono puntati sulla prossima riunione della Bce e sulla possibile scelta di Mario Draghi di acquistare i titoli d'Italia, mettendoli al riparo dagli attacchi degli speculatori.

Gli effetti sul mattone

Il risultato del referendum potrebbe significare una battuta d'arresto anche per il mattone italiano, che stava attraversando un periodo di crescita con il rialzo delle compravendite e spread sui mutui al minimo. Secondo Vincenzo De Tommaso, reponsabile comunicazione di idealista: “la sfiducia e l’incertezza che provoca la vittoria del no sui mercati internazionali può causare maggiori difficoltà di accesso al credito da parte di molti italiani, che dovranno pagare spread più elevati. Pertanto, è prevedibile che nei prossimi trimestri, si assisterà a una riduzione del numero di operazioni di compravendita chiuse, e anche a un ultreriore calo dei prezzi di vendita. In questo scenario mercato degli affitti ritroverà protagonismo.

domenica 4 dicembre 2016

L’inquilino deve consentire al proprietario di mostrare la casa?

L’inquilino deve consentire al proprietario di mostrare la casa?

Quando il contratto di affitto sta per scadere, l’inquilino è tenuto a mostrare l’appartamento, su richiesta del proprietario, ad eventuali altri potenziali interessati alla locazione.

L’inquilino è tenuto ad aprire la porta al padrone di casa affinché, quando sta per scadere il contratto di affitto, possa far visionare l’appartamento ad eventuali terzi interessati all’affitto o all’acquisto? Un quesito che si pone più di un proprietario di immobile, specie quando – come spesso succede – i rapporti con l’inquilino non sono idilliaci. La questione non è regolata da alcuna legge, né dalle norme del codice civile. Bisogna quindi scovare negli archivi della giurisprudenza per vedere se il conduttore è tenuto a mostrare l’appartamento ad eventuali futuri inquilini o acquirenti, indicati dal padrone di casa.

Di sicuro, sappiamo che, con la stipula del contratto di affitto (o meglio detto, contratto di locazione), l’inquilino diventa detentore dell’appartamento e ha il diritto di escludere terzi dalle proprie quattro mura, le quali diventano il suo domicilio. L’invasione non autorizzata di tale domicilio costituisce reato al pari di quella commessa nei confronti del proprietario di un immobile. Il diverso contratto in base al quale si dispone della casa, infatti – se a titolo di proprietà o di affitto – non esclude che la stessa sia da considerarsi luogo di privata dimora e, quindi, protetta finanche dalla nostra Costituzione. Insomma, si tratta di un “luogo sacro”, inaccessibile a chiunque.

Ma che succede se il proprietario dell’immobile, in prossimità della scadenza del contratto di affitto, chiede all’inquilino (cosiddetto conduttore) di aprire la porta a potenziali interessati all’appartamento, onde farglielo vedere e poter, eventualmente, trovare un futuro cliente?

Per risolvere il problema, la prima cosa che si deve fare è leggere il contratto di affitto e vedere se, all’interno di esso, è stata prevista una clausola che stabilisce il dovere per il conduttore di consentire la visita a potenziali acquirenti o futuri inquilini su richiesta del locatore. Tale previsione taglierebbe la testa al toro e decreterebbe la responsabilità dell’inquilino che non ottemperi tale richiesta. Richiesta che, comunque, deve salvaguardare anche gli interessi dell’attuale inquilino, non andando a ledere la sua riservatezza – ad esempio – negli orari serali, del riposo o magari il sabato e la domenica, costringendo quest’ultimo a rimanere a casa piuttosto che partire per una gita.

Ma che succede se il contratto non prevede nulla? La soluzione è in una sentenza della Cassazione, anche se piuttosto datata.

L’inquilino deve mostrare l’appartamento ai potenziali affituari

Secondo la Suprema Corte [1], il locatore, nonostante nulla preveda in proposito il contratto, può far visitare la casa in affitto, con le modalità di cui agli usi localmente vigenti, al fine di potere stipulare altro contratto di locazione, allo scadere di quello in corso, oppure di vendere la casa affittata. Se il conduttore oppone ingiustificati rifiuti all’effettuazione di tali visite compie un inadempimento che può costituire causa di risoluzione del contratto. Insomma, l’inquilino che si oppone a quello che potremmo così chiamare «diritto di visita», può essere sfrattato (sebbene non con la procedura d’urgenza, che è prevista solo in caso di morosità o di scadenza del contratto).

Del resto, a prova di quanto sopra, ricordiamo che il proprietario-locatore conserva il più ampio obbligo di vigilanza sull’immobile affittato in quanto la detenzione del conduttore non lo esime dal dovere di controllare – eventualmente mediante visite periodiche – l’efficienza del fabbricato e provvedere ad eliminare quelle situazioni che ne possano compromettere le strutture [2].

[1] Cass. sent. n. 5147/1981.

[2] Cass. sent. n. 6791/1987: Ne consegue che permane a carico del proprietario la presunzione di responsabilità, ex art. 2053 c.c., per i danni cagionati dalla rovina dell’edificio (o di parte di esso), superabile soltanto se ricorrono gli estremi del caso fortuito o della forza maggiore, ovvero del fatto del terzo, a nulla rilevando l’accertamento della concreta possibilità che il proprietario abbia di interessarsi del proprio immobile, trattandosi di presunzione di responsabilità ricollegata alla mera qualità di proprietario del bene.

Terreni agricoli e aree fabbricabili: chi non paga Imu e Tasi

Terreni agricoli e aree fabbricabili: chi non paga Imu e Tasi

 

Esenzioni Imu e Tasi 2016 terreni agricoli e aree edificabili: requisiti.

Il 16 dicembre scade il termine per il saldo Imu e Tasi 2016. Vediamo le regole particolari previste per i terreni agricoli.

La Legge di Stabilità 2016 ha introdotto l’esenzione Imu per i terreni agricoli:

  • posseduti e condotti da coltivatore diretto o IAP (imprenditore agricolo professionale), ovunque ubicati: in caso di comproprietà, è sufficiente, ai fini dell’esenzione, che anche uno solo dei comproprietari sia coltivatore diretto/IAP e contestualmente conduca il fondo. Se, invece, il terreno è detenuto e condotto in affitto da un coltivatore diretto o IAP, il proprietario deve pagare l’Imu, a meno che non vi siano gli altri casi di esenzione (che seguono);
  • da chiunque posseduti, purché ubicati nei comuni delle isole minori;
  • a immutabile destinazione agro-silvo-pastorale a proprietà collettiva indivisibile e inusucapibile;
  • da chiunque posseduti purché ricadenti in uno dei comuni di cui all’elenco della circolare del Ministero delle Finanze n. 9 del 14 giugno 1993.

In ogni caso, non è dovuta la Tasi per i terreni agricoli.

Aree fabbricabili

Per le aree fabbricabili sono dovute, invece, sia Imu che Tasi.

La legge intende per area fabbricabile l’area utilizzabile a scopo edificatorio in base agli strumenti urbanistici generali o attuativi o in base alle possibilità effettive di edificazione determinate secondo i criteri previsti agli effetti dell’indennità di espropriazione per pubblica utilità.

Sono considerati, tuttavia, non fabbricabili i terreni posseduti e condotti dai coltivatori diretti o imprenditori agricoli, sui quali persiste l’utilizzazione agro-silvo-pastorale mediante l’esercizio di attività dirette alla coltivazione del fondo, alla silvicoltura, alla funghicoltura ed all’allevamento di animali. Tali aree, seppur potenzialmente fabbricabili, sono considerate come terreni agricoli e quindi esenti da Imu e Tasi per il 2016.

La differenza tra terreno agricolo e area fabbricabile è rilevante anche ai fini del calcolo della base imponibile Imu che:

  • per il terreno agricolo è data dal reddito dominicale (valore catastale) rivalutato del 25% e moltiplicato per 135.
  • per l’area fabbricabile, invece, è data dal valore venale in comune commercio del terreno alla data del 1° gennaio.

giovedì 1 dicembre 2016

Imu e Tasi seconda casa: sarà un salasso?

Il Fisco non risparmia le seconde case e per i proprietari la strada per capire che tipo di spesa devono affrontare tra Imu e Tasi è piuttosto tortuosa. Le disposizioni legislative, infatti, hanno di molto complicato la loro vita e prospettato il rischio salasso. Vediamo perché.

Come evidenziato dal Sole 24 Ore, il comma 677 dell’articolo 1 della legge 147 del 2013 aveva previsto che nel 2014 il Comune potesse determinare l’aliquota della Tasi (nella misura massima del 2,5 per mille) rispettando in ogni caso il vincolo in base al quale la somma delle aliquote Imu e Tasi, per ciascuna tipologia di immobile, non doveva superare l’aliquota massima consentita dalla legge per l’Imu al 31 dicembre 2013, fissata al 10,6 per mille e alle altre minori aliquote per le diverse tipologie di immobile (come il 6 per mille per le abitazioni principali di lusso).

E’ però intervenuto l’articolo 1 del Dl 16 del 2014 stabilendo che, per lo stesso anno 2014, nella determinazione delle aliquote, potessero essere superati i predetti limiti (Imu più Tasi 10,6 per mille e Tasi 2,5 per mille), per un ammontare tuttavia complessivamente non superiore allo 0,8 per mille.

Tale assetto è stato poi confermato dal legislatore sia per il 2015 che per il 2016, per ques’ultimo anno a condizione che il consiglio comunale lo abbia espressamente deliberato entro il 30 aprile 2016.

Come sottolineato dal Mef con la circolare 2/Df del 29 luglio 2014, il Comune potrebbe quindi avere utilizzato tutta la maggiorazione dello 0,8 per mille portando la somma Imu più Tasi all’11,4 per mille, ma in tal caso l’aliquota Tasi non può essere superiore al 2,5 per mille. Se invece è stata utilizzata tutta la maggiorazione per aumentare l’aliquota Tasi al 3,3 per mille, la somma Imu più Tasi non può superare il 10,6 per mille.

Articolo visto su
Seconde case, rischio stangata (il sole 24 ore)