Recentemente la
Commissione UE ha respinto la richiesta italiana di deroga per estendere la
Reverse Charge alla grande distribuzione, decisione che aveva fatto preannunciare un
aumento delle accise su
benzina e
gasolio
di una percentuale sufficiente a compensare l’ammanco. Ora, nel decreto
sugli enti locali varato dal Consiglio dei Ministri, tale aumento viene
rinviato di sei mesi. Più in particolare il provvedimento prevede che:
“L’ultimo periodo dell’articolo 1, comma 632, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, si applica a decorrere dal 2016”.
Si tratta della
clausola di salvaguardia legata al meccanismo di inversione contabile dell’
IVA introdotto per alcuni settori dalla
Legge di Stabilità 2015
che, secondo l’UE non sarebbe in linea con l’articolo 395 della
direttiva sull’IVA e non vi sono prove che sia realmente efficace nel
contrastare l’
evasione fiscale,
come sostenuto dal Governo italiano. Anzi, secondo l’Esecutivo UE una
vasta applicazione del meccanismo dell’inversione contabile anche a
supermercati, ipermercati e discount potrebbe comportare elevati rischi
di spostamento delle frodi verso il settore del commercio al dettaglio e
altri Stati Membri.
Per questo motivo l’Esecutivo italiano si è trovato a dover reperire in tempi brevi
728 milioni
e, per evitare di far scattare l’aumento automatico delle accise su
benzina e gasolio, le prime bozze del provvedimento stabilivano che la
copertura arrivasse dal rientro dei capitali dall’estero (dalla
voluntary disclosure) e, in caso di necessità, da un
aumento degli acconti IRES e IRAP per le imprese. Per ora la soluzione non è stata trovata e il problema è stato solo rimandato, probabilmente alla prossima
Legge di Stabilità.
Ricordiamo poi che nella Legge di Stabilità 2015 è presente anche una clausola di salvaguardia che prevede un
aumento IVA dal 2016 se non saranno centrati gli obiettivi di risparmio: le
aliquote IVA del 10 e 22% rischiano di salire al 13 e 25,5% nel 2018.