domenica 9 luglio 2017

Chi deve pagare la TASI

 

Una breve guida per individuare chi sia obbligato per legge a versare la tassa sui servizi indivisibili (TASI).

Chi deve pagare la TASI? La risposta che la legge fornisce a questo quesito è che sono obbligati a versare la Tasi tutti i possessori o detentori a qualsiasi titolo di fabbricati abitativi o non abitativi (a qualunque uso siano adibiti) e di aree edificabili.

Fatta questa essenziale premessa, occorre subito aggiungere che sono esentati per legge e, quindi, non si deve pagare la TASI:

  • sull’abitazione principale del contribuente (quella nella quale si ha la residenza anagrafica e si dimora abitualmente a condizione che non sia di lusso, cioè non sia classificata nelle categorie catastali A/1, A/8 o A/9),
  • e sulle pertinenze dell’abitazione principale (l’esenzione si applica ad una pertinenza per ciascuno dei tipi previsti dalla classificazione catastale che distingue le pertinenze C/2, cioè le cantine, C/6, cioè i posti auto o box e C/7, cioè le tettoie).

Chi deve dunque pagare la TASI? Dopo aver chiarito in linea generale chi sia tenuto a versare la Tasi, analizziamo i casi che più frequentemente pongono problemi ai contribuenti:

  • se l’immobile è in comproprietà a più soggetti, ciascuno dei comproprietari deve pagare la sua quota di tassa (corrispondente alla quota di comproprietà), ma nei confronti del fisco tutti sono tenuti in solido (il fisco, cioè, se qualcuno non versa il dovuto può pretendere l’intera somma da ogni singolo comproprietario);
  • se l’immobile è concesso in locazione o dato in comodato e il locatario o il comodatario occupa l’immobile per più di sei mesi nell’arco di un anno solare, toccherà a lui versare al Comune una percentuale tra il 10% ed il 30% della Tasi complessivamente dovuta (l’esatta percentuale è fissata nel regolamento che ogni singolo comune è obbligato ad emanare), mentre al proprietario spetterà pagare la percentuale residua (cioè tra il 70% ed il 90% del totale dovuto); nei confronti del fisco l’obbligazione non è in questo caso solidale (quindi se uno dei due soggetti, proprietario e locatario, non dovesse pagare la percentuale che gli spetta il fisco non potrà pretenderla dall’altro soggetto);
  • se per l’occupante (cioè per il locatario o il comodatario) l’abitazione costituisce abitazione principale (se, cioè, è la sua dimora abituale in cui ha fissato la residenza anagrafica), egli è esente dal pagamento della percentuale di Tasi che gli spetterebbe di pagare (il proprietario, invece, sarà tenuto a pagare regolarmente la sua quota parte di Tasi).

Esistono altri casi di esenzione dalla Tasi?

La legge estende alla Tasi le stesse esenzioni previste in materia di Imu per cui anche in materia di Tasi viene equiparata all’abitazione principale e, quindi, è esente dal pagamento della Tasi:

  1. un immobile ad uso abitativo posseduto in Italia da cittadini italiani non residenti ed iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero, se sono già pensionati nei paesi ove risiedono e se il possesso è a titolo di proprietà o usufrutto e l’immobile non sia locato o ceduto in comodato;
  2. la casa coniugale assegnata al coniuge separato o divorziato con il provvedimento che sancisce la separazione legale o l’annullamento o lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio a condizione che egli vi dimori abitualmente e vi abbia la residenza anagrafica;
  3. gli immobili di proprietà delle cooperative a proprietà indivisa e che siano adibite ad abitazione principale dei soci assegnatari o abitate da studenti che siano soci assegnatari anche se non vi risiedono;
  4. gli immobili destinati ad alloggi sociali in base al decreto ministeriale del 22.4.2008;
  5. una unità immobiliare e relative pertinenze (se non concesse in affitto) possedute dal personale in servizio permanente delle forze armate, della polizia, del personale dei vigili del fuoco e del personale della carriera prefettizia (indipendentemente dalla dimora e dalla residenza);
  6. i Comuni possono anche considerare abitazione principale ed esentare dal pagamento della Tasi (indicandolo nel regolamento locale) l’abitazione, non locata, posseduta a titolo di proprietà o usufrutto da anziani o disabili che permanentemente siano ricoverati e trasferiscano la loro residenza in case di cura o istituti sanitari;
  7. i rifugi alpini non custoditi, i punti di appoggio e i bivacchi;
  8. i regolamenti comunali possono anche esentare dal pagamento della Tasi (occorre quindi analizzare il regolamento del comune dove è ubicato l’immobile per averne certezza): a) abitazioni con unico occupante; b) abitazioni utilizzate per usi stagionali o per altro uso limitato e discontinuo; c) abitazioni occupate da persone che risiedono all’estero per più di sei mesi; d) locali e aree scoperte adibiti ad uso stagionale o ad uso non continuativo ma ricorrente; e) fabbricati rurali ad uso abitativo.

Bonus casa 2017: le agevolazioni in scadenza

 

Siete in procinto di comprare casa o di fare dei lavori nella vostra abitazione?

Il Sole 24 Ore ci ricorda che alcuni bonus scadranno a dicembre 2017 e non per tutti è previsto un rinnovo.

Ecobonus al 65% sui lavori di riqualificazione energetica. Per le singole abitazioni, salvo nuove proroghe, a gennaio 2018 tornerà in vigore l’agevolazione del 36% e la misura resterà valida, fino al 2021, per gli interventi di riqualificazione energetica sulle parti comuni del condominio. In questi casi il bonus potrebbe arrivare al 75% sugli interventi di natura più complessa.

Agevolazioni per lavori in casa o condominio. Nel 2016 questo bonus è stato richiesto per 1,4 milioni di ristrutturazioni e il trend continua anche nel 2017. Questa misura permette di recuperare il 50% delle spese sostenute, fino a un tetto massimo di 96 mila euro, ma se non vi saranno proroghe lo sconto tornerà ad essere il 36%,  con un tetto di spesa di 48 mila euro.

Bonus mobili. Si tratta di una detrazione Irpef del 50% sull’ acquisto di mobili e grandi elettrodomestici che abbiano classe energetica minima A+ (per i forni la classe minima è la A). Tutto ciò deve però essere finalizzato all’arredo di un immobile in ristrutturazione.

Cedolare secca al 10% per affitti a canone concordato. Era stata introdotta nel Decreto Casa del 2014, ma dal 2018 a meno di improbabili proroghe, si tornerà a pagare l’aliquota del 15%.

Agevolazioni sull’acquisto. Chi compra case ad alta efficienza energetica (A o B) a scopo di locazione può chiedere una deduzione del 20% in 8 anni sul prezzo, questa agevolazione è in scadenza e difficilmente verrà rinnovata per il 2018.
Scade a dicembre 2017 anche la detrazione decennale dall’Irpef del 50% dell’Iva pagata per gli acquisti di abitazioni direttamente dal costruttore, questa misura, più richiesta della precedente, potrebbe avere qualche speranza di proroga.

Il Sole 24 Ore, infine, ci ricorda che un’agevolazione è già scaduta: dal 31 Giugno 2017 non è più possibile ottenere lo sconto sul pagamento delle imposte di registro, ipotecaria e catastale sulle case acquistate all’asta. Un bonus che era valido solo per l’acquisto della prima casa e che portava le imposte ad appena 200€.

Affitti brevi: cosa cambia con la nuova normativa

 

 

La conversione in legge del decreto legge 50 del 2017 cambia la normativa fiscale per gli affitti brevi.
Tra le novità, a partire dal 1° giugno 2017, c’è l’estensione della cedolare secca al 21% anche per questa tipologia di contratti.

Cosa si intende per “Locazione breve”? Sono quei contratti di affitto con una durata inferiore ai 30 giorni.
In particolare, con questo Decreto Legge, la definizione si estende anche a:

  • contratti di locazione che prevedano servizi di pulizia locali e cambio biancheria;
  • contratti di sublocazione;
  • contratti conclusi dal comodatario che prevedano la concessione dell’immobile a terzi.

Secondo le stime dell’Agenzia delle Entrate il mercato degli affitti brevi riguarda 500.000 immobili.

Il Decreto prevede che una “locazione breve” possa essere stipulata direttamente dal proprietario di casa o “tramite soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare”, includendo anche i portali telematici sui quali avviene il pagamento del soggiorno.

Le novità più importanti del decreto riguardano chi esercita l’attività di intermediazione immobiliare, che dovrà:

  • Trasmettere all’Agenzia delle Entrate i dati relativi ai contratti stipulati per il loro tramite.
  • Se il pagamento viene gestito dall’intermediario o dal portale quest’ultimo opererà come sostituto d’imposta, trattenendo la ritenuta del 21%, provvedendo al relativo versamento e alla certificazione annuale.
  • Se l’affittuario sceglie il regime ordinario, non avvalendosi della cedolare secca, la ritenuta sarà a titolo di acconto Irpef.

Per conoscere le modalità di trasmissione dei dati dovremo attendere il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate, previsto per il 25 luglio.

Gli obblighi si applicano anche agli intermediari (agenzie o portali) non residenti in Italia, anche se privi di una stabile organizzazione nel nostro paese. Sarà loro dovere nominare un rappresentante fiscale che si occupi della riscossione delle somme.

La norma ha l’obiettivo di combattere l’evasione fiscale da parte di chi affitta case e stanze per brevi periodi.

Novità anche per i viaggiatori: la tassa di soggiorno si estende anche a chi decide di alloggiare in case private

Mutui: nel I semestre del 2017 cala la domanda, ma aumenta l'importo richiesto

Crif Crif

Nel primo semestre del 2017 diminuisce il numero di richieste di nuovi mutui (-5,7% rispetto al 2016), ma si registra una decisa crescita dell'importo medio, che ha quasi raggiunto la quota di 125mila euro, con un incremento del 2,0% rispetto al 2016. Sono questi gli ultimi dati del Barometro Crif relativo ai primi sei mesi dell'anno.

Il mese di giugno appena concluso si è caratterizzato per una contrazione pari a -7,8% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (valore ponderato, a parità di giorni lavorativi), probabilmente anche a causa del rallentamento delle surroghe in atto da inizio anno.

Importo medio dei mutui richiesti

Crif Crif Per quanto riguarda l’importo medio richiesto, l’ultima rilevazione del Barometro CRIF registra segnali incoraggianti. Nello specifico, nel mese di giugno appena concluso il valore medio richiesto si è attestato a 127.282 Euro, decisamente superiore a quello registrato nel corrispondente mese dell’anno precedente (quando era risultato pari a 122.992 euro).

Più in generale, quindi, nei primi sei mesi dell’anno in corso sembra consolidarsi il trend di costante incremento del valore: l’importo medio richiesto è infatti risultato pari a 124.997 Euro, in crescita del +2,0% rispetto al dato del corrispondente periodo dell’anno precedente. 

Crif Crif

Classi di importo dei mutui richiesti

Relativamente alla distribuzione delle richieste per fasce di importo, nel primo semestre 2017 le preferenze degli italiani si sono concentrate nella classe compresa tra 100.001 e 150.000 euro, con una quota pari al 29,5% del totale.

Rispetto ai dati rilevati nello stesso periodo del 2016 si nota uno spostamento delle richieste verso le classi di importo maggiori (+1,4 punti percentuali per le classi di importo superiore ai 150.000 Euro) a cui corrisponde un calo equivalente della classe di importo al di sotto dei 100.000 Euro.

Classi di durata dei mutui richiesti

Per quanto riguarda la distribuzione delle richieste di nuovi mutui e surroghe per classe di durata, ancora una volta è quella compresa tra i 16 e i 20 anni ad essere risultata la preferita dalle famiglie italiane, con una quota pari al 24,2% del totale, seguita dalla fascia tra i 26 e i 30 anni, con il 21,7%.

Rispetto all’anno precedente, si registra una crescita delle richieste con piani di rimborso sempre più lunghi (+2,0 punti percentuali per le classi di durata maggiori di 20 anni) va letto come maggiore incidenza delle richieste di nuovi mutui rispetto alle surroghe (per loro natura con durata inferiore) e la necessità di adottare soluzioni in cui la rata mensile incida nel modo più lieve possibile sul bilancio familiare.

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Distribuzione delle domande per fasce d'età

I dati relativi alla distribuzione delle interrogazioni in relazione all’età del richiedente, infine, confermano la predominanza della fascia compresa tra i 35 e i 44 anni, con una quota pari al 35,5% del totale, seppur in calo di -0,6 punti percentuali rispetto al dato di giugno 2016.

A bilanciare questo calo, nel confronto con l’anno scorso si segnala un incremento di +0,5 punti percentuali delle fasce di età comprese tra i 45 e i 54.

Crif Crif

”Dopo un inizio anno pressoché in linea con il 2016, le ultime rilevazioni del 2017 hanno registrato un calo delle interrogazioni di mutui sul SIC di CRIF, portando in negativo il saldo del primo semestre, dovuto prevalentemente alla diminuzione del fenomeno delle surroghe. La diminuzione del livello rischio di credito ed il perdurare di condizioni ancora estremamente espansive della politica monetaria, sono fattori che aiuteranno lo sviluppo degli impieghi e dei mutui immobiliari – commenta Simone Capecchi, Executive Director di CRIF.

“Infatti, Le aziende di credito hanno assistito ad un ottimo semestre per il segmento immobiliare nel nostro Paese, con transazioni e forte interesse da parte degli investitori esteri. Raccomandiamo quindi di sfruttare questa favorevole fase espansiva del mercato, interpretando al meglio anche le nuove tecnologie "digital" con cui sviluppare proposte commerciali integrate per l’acquisto casa con un modello open bank” - conclude Capecchi.