Allo studio l’aumento delle aliquote per la prima e la seconda abitazione Braccio di ferro tra Ncd e Pd. Pressing dei Comuni per avere più fondi
Per la Tasi si profila un doppio aumento, al punto da far
rimpiangere la vecchia Imu. I 500 milioni stanziati dalla legge di
Stabilità sono insufficienti per ripristinare le detrazioni sulla prima
abitazione così come erano previste dalla vecchia Imu. Gli sconti
fiscali sarebbero pari solo a 25 euro per ogni abitazione principale.
Quindi per arrivare a una cifra significativa, almeno a 150 euro (l’Imu
prevedeva 200 euro per la prima abitazione più 50 euro a figlio sotto i
26 anni) servirebbero almeno due miliardi. Ma siccome non ci sono
margini per allargare ancora i cordoni della borsa (su questo il
ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni è stato chiaro) sembrerebbe
probabile che si vada ad un doppio aumento dell’aliquota della Tasi. Il
che vuol dire portare l’aliquota dell’imposta sui servizi indivisibili
per la prima casa dal 2,5 per mille al 3,5 per mille e alzare di un
altro 1 per mille l’aliquota Imu sulle seconde abitazioni, dal 10,6
all’11,6 per mille.
Questi incrementi andrebbero però vincolati
all’applicazione delle detrazioni altrimenti c’è il rischio che
lasciando libertà decisionale ai sindaci, molti siano tentati da far
cassa o dall’introdurre sconti fiscali marginali e selettivi. Il
risultato sarebbe di scaricare su molti proprietari un peso fiscale
superiore alla vecchia Imu.
Queste soluzioni sono al centro di un
braccio di ferro tra il Nuovo Centrodestra e il Pd. L’Ncd non vuole un
altro aumento delle imposte sulla casa mentre il Pd si muove in
direzione opposta. Entrambi sono però pronti a venire incontro alle
richieste dei Comuni di ulteriori risorse.
L’Ncd per bocca del deputato Raffaele
Vignali, smentisce che ci sia «un accordo di maggioranza per aggravi
sulla tassazione delle seconde case e altri immobili e sulla Tasi.
La Legge di Stabilità prevede che l'aliquota
base della Tasi rimanga all'1 per mille, elevabile dai comuni al 2,5
per mille e introduce un tetto massimo complessivo del 10,6 per mille:
ciò significa che nel 2014 i cittadini e le imprese non pagheranno un
euro in più rispetto al 2013. I comuni che hanno fatto seriamente la
loro spending review non hanno bisogno di aumentare le tasse».
Ma la Confedilizia fa notare che nessuno nel
governo, «ha dato alcuna assicurazione nel senso sostenuto da Vignali.
Pertanto davanti al silenzio del Governo e alla mancanza di chiare
smentite, siamo costretti a chiedere che le cose rimangano almeno come
previsto dalla legge di stabilità».
Le associazioni di settore sono sul piede di
guerra. «Non si è neanche approvata definitivamente la Tasi che già si
parla di nuove modifiche. Quando c'è bisogno di far cassa ci si rivolge
sempre e solo alla casa, il bene principale degli italiani» tuona il
presidente dell'Ance Paolo Buzzetti.
Per la federazione degli agenti immobiliari,
la Fiaip siamo di fronte «a una vera e propria maxi stangata sulla casa
da 30-40 miliardi». Il presidente Palo Righi attaca: «Così si continua a
penalizzare i cittadini italiani, le famiglie e i contribuenti onesti.
Si mette mano alle tasche e ai risparmi di anziani e giovani
indiscriminatamente e si mortificano le piccole e medie imprese
costrette a pagare, in tempo di crisi, ancora di più rispetto a quanto
si pagava con la vituperata Imu, già con il governo Monti». la Fiaip poi
minaccia di promuovere «tutte le azioni di mobilitazioni possibili
contro il provvedimento iniquo».
«Nessun altro Paese, in Europa, ha mai
subito un prelievo fiscale così alto sull'immobiliare - dichiara Righi
-. Le maggiori imposte sulla casa previste con la Legge di Stabilità,
per effetto dei moltiplicatori Monti e dell'istituzione della Tasi, nei
prossimi anni prosciugheranno i già ridotti portafogli degli italiani,
negando risorse vitali alla sopravvivenza di molte famiglie, anziani e
milioni di piccole e medie imprese».
Toni polemici anche dall’APPC-Associazione
Piccoli Proprietari Case. «Se il Governo decidesse di contraddire la
scelta appena fatta dal Parlamento, che ha fissato nella legge di
stabilità i due limiti del 2,5 per mille e del 10,6 per mille, i piccoli
proprietari di casa italiani non potranno che prendere atto che
l'attuale Esecutivo ha dichiarato loro apertamente guerra e non potranno
più esimersi dall'assumere iniziative di contrasto di natura
eccezionale, con una mobilitazione senza precedenti».
L’associazione dei piccoli proprietari prende di petto il premier Enrico Letta.
«Chiarisca subito da che parte sta: se da
quella delle famiglie che hanno faticosamente investito i propri
risparmi nella casa o se da quella di tutti coloro che vorrebbero
ulteriormente spremere una categoria che negli ultimi due anni ha pagato
maggiori imposte, rispetto al 2011, per oltre 25 miliardi».