Quale quota dovranno versare inquilini e proprietari che il 16 giugno si troveranno a pagare la prima rata della Tasi? In circa ottomila comuni, a un mese e mezzo dalla scadenza, non è uscita ancora nessuna delibera, col rischio che si arriverà al momento del saldo senza sapere esattamente come si divideranno l'onere dell'imposta.
Rischio caos per giugno, quando ci sarà il debutto della Tasi. Non solo perché, vista l'ampia discrezionalità dei Comuni, il Servizio Politiche Territoriali della Uil ha stimato che ci saranno circa 75 mila forme diverse di imposta, a seconda delle aliquote e delle detrazioni stabilite dai comuni. Ma anche perché il decreto Salva Roma ha prorogato il termine utile per la delibera delle aliquote da parte delle amministrazioni comunali, che in origine scadeva il 30 aprile, fino al 31 luglio, e potendosela prendere con comodo al momento solo 900 municipi su 8 mila hanno individuato aliquote e detrazioni Tasi. Tanto più che un ulteriore emendamento al decreto Salva Roma ha spostato a dicembre il pagamento dell'imposta per i 4.095 municipi che andranno al voto il 25 maggio prossimo. Il resto degli 8mila municipi ha quindi la possibilità di far pagare il tributo entro il 16 giugno, a condizione però che pubblichino sul sito del Ministero dell'Economia la delibera con cui sono state fissate le aliquote e le detrazioni per le abitazioni principali entro il 31 maggio.
Così moltissimi proprietari e inquilini di immobili in affitto potrebbero arrivare al versamento della prima rata senza sapere esattamente come dividersi l'onere dell'imposta. Infatti saranno proprio loro i primi a pagare la Tasi, poiché in questo caso la legge prevede il saldo in due fasi, la prima in giugno e la seconda in dicembre. E' vero che in caso di mancata delibera da parte del comune, la Legge di Stabilità 2014 (comma 688 della legge 147/2013) stabilisce che si versi il 50% dell'aliquota base, pari all'1 per mille. Ma i comuni devono pur sempre aver deliberato la quota a carico dell'inquilino, che può essere compresa tra il 10 e il 30%. Si deve dunque sperare che i restanti comuni prendano le loro decisioni da qui a un mese e mezzo.
Secondo le prime verifiche effettuate da Confedilizia sulle prime 300 delibere comunali, ossia quelle che erano pronte già al 30 di aprile, circa un terzo chiede ai proprietari di pagare il massimo, ossia il 90%, lasciando la restante quota del 10% agli inquilini. Poco meno di un altro terzo, invece, farà versare il minimo ai proprietari, mentre gli altri si sono regolati nei modi più diversi. In ogni caso, fa sapere Confedilizia, se entro il 16 giugno tutti i Comuni non avranno deciso definitivamente la quota di Tasi a carico degli inquilini, l'associazione dei proprietari immobiliari consiglierà ai locatori di pagare solo il 70% dell'imposta, lasciando il 30% residuo a carico degli inquilini.
C'è da dire che, a quanto risulta finora, la maggior parte degli amministratori sta decidendo di far gravare la Tasi soltanto sulle abitazioni principali, fissando aliquote zero sul resto degli altri immobili. Questo molto probabilmente è dovuto al fatto che l'aver previsto il versamento dell'acconto ad aliquota base creerà per gli amministratori forti ambiti di credito a cui dovranno far fronte, a fine anno, con analoghi rimborsi, una prospettiva che i sindaci intendono scongiurare in ogni modo. La soluzione a cui sembra propendere la maggior parte degli amministratori sarebbe dunque quella di fissare, in maniera provvisoria, aliquote zero per tutti gli immobili ad eccezione della prima casa, con la riserva di rivederle più in là nell'ambito di nuove delibere.
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