La riforma del catasto è pronta per passare sotto la lente delle commissioni di Camera e Senato, una vera e propria rivoluzione che coinvolgerà 63 milioni di abitazioni. Dal nuovo algoritmo che determinerà il valore degli immobili alle commissioni censuarie, ecco che cosa cambierà entro i prossimi (forse) cinque anni.
Il testo del primo dei decreti attuativi della delega fiscale è ormai pronto, e dovrebbe approdare a breve sul tavolo delle commissioni competenti di Camera e Senato per la valutazione. Argomento centrale del provvedimento è la rifondazione delle commissioni censuarie, indispensabili per l'attuazione della riforma del catasto prevista come operativa da qui a cinque anni. Ma di cosa si tratta esattamente?
Le commissioni censuarie sono organismi nati venticinque anni dopo l'Unità d'Italia, nel lontano 1886, ma inutilizzati da diverso tempo. Per questo dovranno essere ridefinite le loro competenze oltre che l'aspetto istituzionale, dal momento che erano legate alle Provincie, ormai abolite. Loro compito sarà quello di censire il patrimonio immobiliare sul territorio, utilizzando il nuovo algoritmo che aiuterà a rivedere il valore delle abitazioni avvicinandolo ai valori medi di mercato grazie a coefficienti come, appunto, il valore medio della casa al metro quadrato nell'ultimo triennio, la localizzazione, la presenza di servizi nel quartiere, l'esposizione, l'affaccio, l'ascensore, lo stato di manutenzione, l'efficienza energetica. L'algoritmo può essere corretto e aggiornato, ma la speranza è che i censori membri delle commissioni trovino la giusta alchimia per giungere all'algoritmo migliore nel più breve tempo possibile, perché il catasto diventi più equo dal punto di vista fiscale, ma anche più trasparente.
Di riforma del catasto se ne parla fin dalla Costituzione della Repubblica Italiana negli anni del secondo dopoguerra; ma sembra che l'attesa non possa più protrarsi, un po' perché su di essa si basano quasi tutte le imposte sul mattone, un po' perché le conseguenze della riforma riguarderanno oltre 63 milioni di case sul territorio italiano, e ben il 67,2% delle famiglie italiane proprietarie.
Per l'attuazione a pieno regime della riforma l'Agenzia delle Entrate ha previsto un periodo di cinque anni, considerando la necessità di spalmare su più anni la rivalutazione e la parallela variazione della rendita catastale; ma potrebbero forse essere ridotti a tre se si coinvolgessero i 107mila geometri italiani in grado di effettuare stime dirette nelle abitazioni, come tecnici esperti interlocutori di Comuni e delle commissioni censuarie.
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