Procedura di rimborso TARI nei Comuni che hanno sbagliato il calcolo della tassa sui rifiuti gonfiando la parte variabile della tariffa: in arrivo circolare interpretativa MEF:
Iniziamo subito dicendo che la parte variabile della TARI va calcolata solo una volta considerando l’intera superficie dell’immobile; non può essere applicata anche nel singolo calcolo relativo alle pertinenze: questa è la regola generale, quindi tutti coloro che hanno invece pagato somme superiori perché i Comuni hanno calcolato diversamente la tassa sui rifiuti avranno diritto a un rimborso TARI.
Il caso è scoppiato nelle ultime settimane dopo l’interrogazione parlamentare del deputato Giuseppe L’Abbate (M5S), il quale ha segnalato l’errore nel calcolo della TARI commesso dal suo Comune (Polignano a Mare). La questione sollevata, però, non riguarda un singolo Comune ma molte amministrazioni, fra cui figurano anche alcune delle più grosse città italiane, come Milano e Napoli.
Il Codacons minaccia ricorsi, altre associazioni di consumatori si mobilitano. E il Ministero delle Finanze preannuncia un documento con tutti i chiarimenti interpretativi. Nel frattempo, vediamo cosa possono fare i contribuenti per capire se hanno pagato una tariffa troppo alta e come muoversi per chiedere il rimborso TARI.
Diritto al rimborso TARI
Facciamo un esempio per chiarire qual è l’errore, basandoci sul caso dell’onorevole L’Abbate. Appartamento di 100 mq con due pertinenze, una cantina di 20 mq e un garage di 30 mq.
La quota fissa, pari a 2 euro, si applica al 100% sull’abitazione e al 50% sulle pertinenze. La quota variabile, pari a 141 euro, si applica solo una volta alla metratura complessiva. Quindi il calcolo corretto è 200 + 50 + 141. Risultato: 391 euro.
Se, invece si applicano i 141 euro di quota fissa anche al garage e alla cantina, alla fine si pagano 673. Un rincaro di 282 euro. Il ministero ha chiarito che si tratta di un errore, quindi non dovrebbe esserci bisogno di fare ricorsi
Procedura di rimborso TARI
I Comuni stanno correndo ai ripari in vario modo (es.: Milano ha prima dichiarato che i contribuenti verranno rimborsati, ora sta invece pensando a distribuire i maggior costi sostenuti in questi anni a causa del calcolo errato su tutti i contribuenti).
Ad ogni modo esiste una procedura per chiedere il rimborso, presentando un’istanza in forma libera, da inviare per raccomandata, con i dati relativi alla bolletta “gonfiata”, o anche a più bollette nel caso in cui l’errore si sia protratto per più anno (ipotesi probabile, visto che i Comuni effettuano il calcolo nello stesso modo nel corso degli anni).
La cosa importante, quindi, è controllare il proprio bollettino TARI per verificarne la regolarità.
Prescrizione
Il termine di decadenza per la domanda di rimborso è di cinque anni dal pagamento. Ricordiamo che comunque l’errore può riguardare la TARI, non la vecchia TARSU (che non prevedeva distinzione fra quota fissa e variabile). Nel caso in cui il Comune non risponda entro 90 giorni, si può presentare ricorso alla commissione tributaria locale.
Comuni a rischio
Fra i Comuni a rischio errori: Milano, Napoli, Ancona, Catanzaro. Segnaliamo anche alcune amministrazione dove invece il calcolo dovrebbe essere corretto: Roma, Torino, Bologna, Firenze, Bari, Palermo, Trieste, Aosta, Campobasso, Potenza.
Genova, segnalata fra le città in cui si riscontravano irregolarità, dichiara che le bollette TARI sono regolari e non è stata inserita due volte la tariffa variabile; la stessa precisazione è arrivata dal Comune di Cagliari.
Da chiarire
Nell’attesa della circolare interpretativa del MEF, segnaliamo che le questioni irrisolte e i problemi interpretativi legati alla TARI sono diversi: innanzitutto, c’è un aspetto che riguarda in particolare le imprese, ancora in attesa del decreto sulla separazione fra rifiuti urbani e speciali non pericolosi che consentirà di evitare la doppia spesa che spesso le aziende sostengono per smaltire i rifiuti prodotti nei magazzini o nei laboratori. Fra gli altri problemi che invece vengono spesso segnalati dai contribuenti, quello delle seconde case, con delibere comunali che in alcuni caso prevedono meccanismi presuntivi per stabilire il numero degli occupanti, e quindi la parte variabile.