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quando ormai mancano pochi giorni alla scadenza del 16 dicembre per il versamento della seconda rata di imu e tasi, si torna a parlare di local tax. dopo l'ipotesi di un decreto ad hoc da approvare entro fine anno, adesso si ventila un rinvio dell'imposta al 2016. troppi i nodi economici ancora da sciogliere, emersi durante una riunione a palazzo chigi
gli ostacoli alla riforma
a rimandare l'applicazione della local tax sono essenzialmente due ostacoli. il primo la difficoltà di far quadrare lo scambio tra la "quota erariale" pagata da capannoni, alberghi e centri commerciali- che con il nuovo sistema tornerebbe nell'ambito dei comuni- e l'addizionale irpef che tornerebbe interamente allo stato. il secondo punto riguarda la difficoltà di creare un canone unico per riunire la tassa sull'occupazione del suolo pubblico, l'imposta sulla pubblicità e i diritti sulle affissionii nodi della local tax
ci sono però numerosi nodi da risolvere anche per quanto riguarda la nuova imposta. in primis per la difficile individuazione di un'aliquota capace di soddisfarre le esigenze di bilancio dei comuni e di non appesantire troppo il carico fiscale sui cittadini. se quest'anno infatti l'aliquota massima è del 2,5 per mille con possibilità dei comuni di alzare l'aliquota fino al 3,3 per mille, dall'anno prossimo i comuni potrebbero alzarla fino al 6 per mille. questo perché verrebbe a mancare l'aiuto statale di 625milioni dato ai municipi per far quadrare i contiuna tassa unica per la casa
l'obiettivo della local tax è quello di mettere ordine in una situazione ad oggi complicatissima. in primis per quanto riguarda le oltre 100mila detrazioni diverse decise dai comuni: con la nuova imposta unica, infatti, ci sarebbe un ritorno alla detrazione unica sulla prima casa. e in secondo luogo, l'eliminazione della "quota occupante" dell'inquilino, oggi compresa tra il 10% e il 30