Sono circa 600 gli studenti fuori sede che, ogni anno, si cimentano con la ricerca dell'alloggio nel quale vivere in affitto durante l'anno accademico in arrivo. Ma sulle rette universitarie e sui canoni d'affitto è previsto uno sconto fiscale del 19%, che permette di risparmiare quasi un quinto delle spese. Ecco come funziona.
Fine agosto: inizia il conto alla rovescia per migliaia di studenti che intraprendono il ciclo di studi universitari. E con esso inizia, da parte degli studenti universitari fuori sede, la ricerca del posto letto, della camera o dell'appartamento nel quale passare l'anno accademico. E' il periodo in cui i genitori si fanno due conti sull'ammontare delle spese necessarie per garantire un'istruzione magistrale ai propri figli. Ma spesso i costi diventano un onere insostenibile, perché alle rette non proprio economiche, che variano in base alla collocazione geografica dell'ateneo e al tipo di facoltà (per le scientifiche si spende in media il 6% in più rispetto a quelle umanistiche), va aggiunto il costo eventuale dell'affitto, laddove l'università prescelta si trovi a una certa distanza dalla residenza dello studente e il pendolarismo risulti impensabile. I posti messi a disposizione dalle università per i fuori sede, a cui si accede con determinati requisiti di reddito e di prestazione scolastica, risultano infatti insufficienti, calcolati in circa 40 mila contro una media di 600 mila studenti che ne avrebbero bisogno.
Fortunatamente, sia sulle spese delle rette sia su quelle per l'alloggio in affitto è possibile usufruire di una detrazione fiscale del 19%, a prescindere dal reddito Isee in cui rientra la famiglia, da scontare in sede di dichiarazione dei redditi sugli utili dell'anno in cui viene effettuato il pagamento. Un incentivo contro il fenomeno del nero, che se persiste nel settore della locazione in generale, tanto più si riscontra in quello degli affitti a studenti. Il Tuir (Testo unico delle imposte sul reddito) prevede che le categorie di affitto per cui è possibile richiedere la detrazione siano:
- Gli appartamenti messi a disposizione dalle università, o dai collegi, o dagli enti per il diritto allo studio, sia con contratti di affitto sia con quelli di godimento o di ospitalità
- Contratti di affitto stipulati in regola tra privati, dunque secondo la Legge 431/1998 (libero 4+4, canone concordato 3+2, transitori per studenti universitari fuori sede dai 6 ai 36 mesi)
- La detrazione è prevista anche per l'affitto di una sola stanza
- La detrazione non è prevista in caso di subaffitto
I requisiti in base ai quali i genitori, o comunque gli studenti stessi, possono usufruire della detrazione sugli affitti dall'Irpef sono diversi:
- La detrazione non può superare il 19% dell'importo complessivo pagato in un anno per l'affitto
- Il tetto massimo è comunque fissato in 2.633 euro all'anno (dunque il risparmio può arrivare al massimo a 500 euro annuali)
- Se il contratto d'affitto è stipulato da entrambi i genitori, la detrazione spettante a ciascuno di essi è pari a 1.316,50 euro. Nel caso in cui un coniuge sia a carico dell'altro, quest'ultimo detrae invece l'intera cifra
- Se l'intestatario del contratto è il figlio a carico, i genitori devono indicare la quota di spese sostenute
- Nelle famiglie con più figli a carico l'importo massimo detraibile resta comunque fissato al 19%, e non raddoppia per ogni figlio
- Il comune di residenza deve distare almeno 100 km da quello dove risiede l'ateneo, calcolati sulla tratta stradale o ferroviaria più breve
- Per i corsi non universitari, anche se vengono rilasciati titoli equipollenti dall'ente erogante, non è prevista alcuna agevolazione