venerdì 8 novembre 2013


Più di così è veramente difficile che Mario Draghi e la Banca Centrale Europea possano fare per raddrizzare la difficile situazione economica che caratterizza i mercati europei. Con una mossa a sorpresa ieri è stato annunciato un nuovo taglio del costo del denaro, arrivato ormai al minimo storico: 0,25%.
Attenzione però a non scatenare facili entusiasmi; la mossa della BCE non avrà praticamente nessun effetto, perlomeno nessun effetto immediato sui mutui accesi per l’acquisto della casa. La maggior parte di essi, infatti, non è indicizzato al tasso della Banca Centrale Europea, ma è legato all’Euribor in caso di mutuo a tasso variabile o all’Eurirs nel caso di un mutuo a tasso fisso.
Nell’ultimo caso il tasso è definito all’atto della sottoscrizione e rimane identico per tutta la durata del finanziamento, ma anche se si tratta di un mutuo a tasso variabile in realtà l’Euribor che viene considerato per calcolare l’importo della rata, solitamente quello ad 1 o a 3 mesi, rappresenta l’indice del costo del denaro legato alle transazioni fra le banche stesse e non quello della Banca Centrale Europea. Se, in linea del tutto teorica, un Istituto come quello guidato da Draghi potrebbe decidere di annullare del tutto il costo del denaro, la stessa cosa è impossibile per una banca privata che, come tale, deve comunque garantire ai suoi clienti un guadagno.
E allora? Solo un gran polverone mediatico per nulla? In realtà no. Come detto intanto a godere degli effetti immediati saranno tutti i, pochi, italiani che hanno un mutuo indicizzato al tasso BCE e che vedranno subito scendere l’importo della rata di qualche decina di euro, ma in un periodo medio-lungo anche tutti gli altri, soprattutto quelli che accenderanno un mutuo nei prossimi mesi, dato che la mossa di Draghi è volta proprio a dare un segnale forte ai consumatori, ma anche alle Banche e, cosa non trascurabile di questi tempi, a infondere fiducia nel mercato.