domenica 22 dicembre 2013

ALLA FINE PAGHEREMO DI PIU',Casa nel mirino fra Tasi e raddoppi,è la solita Italia!!

Allo studio l’aumento delle aliquote per la prima e la seconda abitazione Braccio di ferro tra Ncd e Pd. Pressing dei Comuni per avere più fondi


ANCI - comuni italiani in epoca di crisi
Per la Tasi si profila un doppio aumento, al punto da far rimpiangere la vecchia Imu. I 500 milioni stanziati dalla legge di Stabilità sono insufficienti per ripristinare le detrazioni sulla prima abitazione così come erano previste dalla vecchia Imu. Gli sconti fiscali sarebbero pari solo a 25 euro per ogni abitazione principale. Quindi per arrivare a una cifra significativa, almeno a 150 euro (l’Imu prevedeva 200 euro per la prima abitazione più 50 euro a figlio sotto i 26 anni) servirebbero almeno due miliardi. Ma siccome non ci sono margini per allargare ancora i cordoni della borsa (su questo il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni è stato chiaro) sembrerebbe probabile che si vada ad un doppio aumento dell’aliquota della Tasi. Il che vuol dire portare l’aliquota dell’imposta sui servizi indivisibili per la prima casa dal 2,5 per mille al 3,5 per mille e alzare di un altro 1 per mille l’aliquota Imu sulle seconde abitazioni, dal 10,6 all’11,6 per mille.
Questi incrementi andrebbero però vincolati all’applicazione delle detrazioni altrimenti c’è il rischio che lasciando libertà decisionale ai sindaci, molti siano tentati da far cassa o dall’introdurre sconti fiscali marginali e selettivi. Il risultato sarebbe di scaricare su molti proprietari un peso fiscale superiore alla vecchia Imu.
Queste soluzioni sono al centro di un braccio di ferro tra il Nuovo Centrodestra e il Pd. L’Ncd non vuole un altro aumento delle imposte sulla casa mentre il Pd si muove in direzione opposta. Entrambi sono però pronti a venire incontro alle richieste dei Comuni di ulteriori risorse.
L’Ncd per bocca del deputato Raffaele Vignali, smentisce che ci sia «un accordo di maggioranza per aggravi sulla tassazione delle seconde case e altri immobili e sulla Tasi.
La Legge di Stabilità prevede che l'aliquota base della Tasi rimanga all'1 per mille, elevabile dai comuni al 2,5 per mille e introduce un tetto massimo complessivo del 10,6 per mille: ciò significa che nel 2014 i cittadini e le imprese non pagheranno un euro in più rispetto al 2013. I comuni che hanno fatto seriamente la loro spending review non hanno bisogno di aumentare le tasse».
Ma la Confedilizia fa notare che nessuno nel governo, «ha dato alcuna assicurazione nel senso sostenuto da Vignali. Pertanto davanti al silenzio del Governo e alla mancanza di chiare smentite, siamo costretti a chiedere che le cose rimangano almeno come previsto dalla legge di stabilità».
Le associazioni di settore sono sul piede di guerra. «Non si è neanche approvata definitivamente la Tasi che già si parla di nuove modifiche. Quando c'è bisogno di far cassa ci si rivolge sempre e solo alla casa, il bene principale degli italiani» tuona il presidente dell'Ance Paolo Buzzetti.
Per la federazione degli agenti immobiliari, la Fiaip siamo di fronte «a una vera e propria maxi stangata sulla casa da 30-40 miliardi». Il presidente Palo Righi attaca: «Così si continua a penalizzare i cittadini italiani, le famiglie e i contribuenti onesti. Si mette mano alle tasche e ai risparmi di anziani e giovani indiscriminatamente e si mortificano le piccole e medie imprese costrette a pagare, in tempo di crisi, ancora di più rispetto a quanto si pagava con la vituperata Imu, già con il governo Monti». la Fiaip poi minaccia di promuovere «tutte le azioni di mobilitazioni possibili contro il provvedimento iniquo».
«Nessun altro Paese, in Europa, ha mai subito un prelievo fiscale così alto sull'immobiliare - dichiara Righi -. Le maggiori imposte sulla casa previste con la Legge di Stabilità, per effetto dei moltiplicatori Monti e dell'istituzione della Tasi, nei prossimi anni prosciugheranno i già ridotti portafogli degli italiani, negando risorse vitali alla sopravvivenza di molte famiglie, anziani e milioni di piccole e medie imprese».
Toni polemici anche dall’APPC-Associazione Piccoli Proprietari Case. «Se il Governo decidesse di contraddire la scelta appena fatta dal Parlamento, che ha fissato nella legge di stabilità i due limiti del 2,5 per mille e del 10,6 per mille, i piccoli proprietari di casa italiani non potranno che prendere atto che l'attuale Esecutivo ha dichiarato loro apertamente guerra e non potranno più esimersi dall'assumere iniziative di contrasto di natura eccezionale, con una mobilitazione senza precedenti».
L’associazione dei piccoli proprietari prende di petto il premier Enrico Letta.
«Chiarisca subito da che parte sta: se da quella delle famiglie che hanno faticosamente investito i propri risparmi nella casa o se da quella di tutti coloro che vorrebbero ulteriormente spremere una categoria che negli ultimi due anni ha pagato maggiori imposte, rispetto al 2011, per oltre 25 miliardi».