venerdì 5 giugno 2015

Mercato Immobiliare: l’era della mediocrità


Con la pubblicazionead opera dell’Agenzia delle Entrate della consueta Nota Trimestrale sull’andamento del mercato immobiliare  che trovate pubblicata a questo link viene definitivamente confermato l’avvio dell’Era della Mediocrità.
Nonostante gli abituali proclami su una ripresa prossima ventura o quantomeno sulla fine del periodo di calo del settore è di tutta evidenza che il comparto del mattone ha smesso di rappresentare un valido capisaldo dell’economia nazionale e domestica per ritrovarsi inesorabilmente a giocare oggi un ruolo di comprimario nelle faccende industriali e finanziarie e domani chissà, forse potrebbe diventare anche una semplice comparsa.
L’emorragia di investimenti che aveva investito il settore edile/immobiliare aveva già ampiamente e lungamente preannunciato che sia dall’estero che in casa si stava rapidamente rinunciando a cercare interesse su un asset che giorno dopo giorno si è rivelato essere sempre più fuori linea rispetto ai nuovi fondamentali economici e sociali del nostro paese e del tutto privo di proposte, programmi o anche semplici idee atte a rinnovarne la struttura, l’offerta e l’appetibilità.
Anzi, esattamente al contrario, c’è stato e c’è un impacciato balletto di rinvii, rinunce, passamano e sospensioni che con la complicità di un apparato mediatico tuttora asservito o sponsorizzato dagli ex poteri forti cerca di sviare l’attenzione su presunti colpevoli della crisi che spaziano dalla ingiusta tassazione alle scelte politiche sbagliate alla carenza di mutui da parte delle banche. E’ ovvio che fintantochè si formulerà il futuro del mercato immobiliare basandosi su quello che si vede attraverso lo specchietto retrovisore degli anni d’oro tra bolle di cemento e gonfiamento di debiti pubblici e privati sarà dura riuscire a tracciare un programma serio che tenga conto della attuale realtà ipertrofica che mostra tutti i principali (e non solo) attori in gioco affannarsi a fuggire dal mattone piuttosto che ad accumularlo.
Ne sono tristi evidenze le difficoltà a liquidare i fondi immobiliari la cui scadenza viene procrastinata oltre l’inverosimile con sommo detrimento dei sottoscrittori, ne sono testimonianza le banche, gli enti ed i grandi gruppi finanziari ed industriali da anni alle prese con le dismissioni che passano dalla creazione di un “veicolo” finanziario all’altro nel tentivo di mantenere a bilancio delle quotazioni che hanno semplicemente del ridicolo fino a disperato tentativo estremo di disfarsi delle case in eccesso scendendo direttamente in campo con strutture di vendita proprie.
Il tutto nell’attesa di una riforma del catasto che non arriverà mai a compimento e che ha già dimostrato essere solo l’ennesimo poltronificio per progetti senza un traguardo ed una scadenza.
Chi dovrebbe comprare immobili in questo panorama composto prevalentemente da venditori che negli anni scorsi si sono pervicacemente sbilanciati nel fu investimento per eccellenza, chi e con che soldi?
 Con queste premesse, anzi, dovrei meglio dire con queste conferme (e ne sono state passate rapidamente in rassegna solo alcune) risulta chiaro come l’andamento reale delle compravendite non può che essere piatto sugli attuali livelli e non bisogna ignorare che potrebbe anche essere peggio se non ci fossero già stati in questi ultimi anni degli importanti cali nei prezzi delle case e nei tassi dei mutui che hanno consentito l’accesso all’acquisto a chi prima non poteva permetterselo o a chi, invogliato dall’apparente convenienza, ha ceduto alla tentazione.
Nel grafico che segue che gli assidui lettori già conoscono viene sciorinato l’andamento delle compravendite suddiviso per trimestri in maniera la parallelizzare lo sviluppo periodo per periodo.
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Come già anticipato si può notare facilmente che le linee di tendenza dopo aver affrontato un periodo di consistenti cali a partire dal 2007, si sia ben avviato verso una sorta di “atterraggio” morbido sugli attuali livelli cui fanno da resistenza superiore i valori dell’anno 2012. A mio parere solo quando avremo decisamente superato i valori del 2012 in tutti e quattro i trimestri potremo essere legittimati a parlare di inizio del nuovo ciclo, fino ad allora (e potrebbero volerci anni) bisognerà definire questo frangente come lateralizzazione dell’Era della Mediocrità. Ne consola sapere che questo trimestre piuttosto che l’altro “il mercato ha performato meglio” in città oppure in provincia, in centro o in periferia, sul nuovo o sul vecchio, al nord piuttosto che al sud, tutte magre considerazioni che si infrangono desolatamente sulle colline discendenti delineate dalle linee dei grafici poichè a ben guardare si scopre che parallelizzando gli andamenti suddivisi per zona o tipologia la musica non cambia.
Nell’immagine che segue vengono ripresi gli stessi dati trimestrali di prima ma esposti in veste grafica diversa.
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Nel rettangono evidenziato in rosso il primo trimestre 2015 va a collocarsi in fila con valori equivalenti con i suoi “fratellini” del 2013 e 2014 ed apre la strada a facili ipotesi di consistenza sui prossimi trimestri, salvo clamorose novità.
Sta a voi lettori, aspiranti compratori e venditori, decidere qual’e il momento giusto per voi per entrare od uscire dal mercato, la scelta non può che essere individuale e dettata da tante variabili soggettive non necessariamente tutte di natura economica. Per me è chiaro che finora la scelta di coloro che hanno deciso di non comprare si è rivelata azzeccata dal punto di visto puramente economico e che le prospettive di ulteriori cali lasciano presagire che potrà continuare ad esserlo anche per i prossimi trimestri.