domenica 19 marzo 2017

Tra fisso e variabile, nel 2017 meglio un tasso misto

 

 

Gli ultimi numeri sul mercato immobiliare parlano di un buon momento e di un processo di guarigione in corso: sempre più italiani stanno tornando a cercare una casa da acquistare, spesso grazie al supporto di un mutuo. Prima di procedere con questo importantissimo passo è bene avere le idee chiare su quale tipo di finanziamento scegliere e la decisione riguarda, in primo luogo, la tipologia di tasso. In un post a firma di Floriana Liuni sul sito Mutui.it si affronta questo “dilemma” partendo dall’analisi dei tassi di interesse in Italia.

La prima cosa da puntualizzare è che il tasso fisso, dato dalla somma dello spread e dell’IRS del periodo, è in aumento anche se ancora a livelli bassi. L’IRS a 20 anni, rispetto ai minimi di luglio, è salito di 70 punti base, passando dallo 0,73 all’1,40: tradotto in cifre ciò implica un aumento di circa 40 euro sulla rata mensile di un mutuo a tasso fisso. Dato che i rendimenti stanno aumentando, è probabile che l’IRS prosegua con la sua risalita.

Analizzando l’andamento del tasso variabile, dato dalla somma dello spread e dell’Euribor va sottolineato come proprio l’Euribor è in territorio negativo dal 2015 e che, ancora, continua a scendere. Questa congiuntura, con ottime probabilità, rimarrà inalterata anche per tutto il 2017 e per l’inizio del 2018, soprattutto se, come ci si aspetta, il Quantitative Easing della Banca Centrale Europea verrà rinnovato.

Se negli ultimi anni il tasso fisso è stato quello migliore per chi accendesse un mutuo o optasse per una surroga, oggi potrebbe andare meglio a chi ha scelto i tassi variabili, decisamente più convenienti che in passato, ma soprattutto i cosiddetti tassi misti, vale a dire quei mutui che permettono di cambiare il tasso del finanziamento per tutta la durata del contratto, passando dal fisso al variabile a seconda del momento economico del Paese.

Il contratto dei mutui a tasso misto prevede la possibilità di rinegoziare il proprio tasso di interesse a seconda del periodo stabilito: ogni due, cinque oppure dieci anni si può decidere di cambiarlo in base a ciò che succede nel mercato. Va certamente detto che all’inizio questa scelta è più onerosa rispetto alle altre, per compensare l’ottima opportunità che comunque offre. Non sapendo però come si evolverà la situazione macroeconomica non solo dell’Italia, ma dell’intera Unione Europea, rimane il fatto che l’opzione tasso fisso rimanga una buona scelta.